di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Tutti pronti alla rivoluzione per il clima. E’ il senso del ragionamento della presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen fatto in apertura dei lavori della conferenza ‘Investing in Climate Action: The Make-or-Break Decade‘. “Il prossimo decennio deve rappresentare una svolta – ha detto von der Leyen – l’Europa ha deciso di tagliare le emissioni del 55% nell’arco dei prossimi 10 anni”, il che significa che “vogliamo fare la nostra parte e indicare la strada da seguire”.
Secondo Lady Urusla è necessario un cambiamento nel modo di pensare ai progetti, agli interventi, e alle iniziative sui cambiamenti climatici: “Non sono soltanto una necessità, ma anche la più grande opportunità del nostro tempo”.
“Siamo alla vigilia di una trasformazione simile alla rivoluzione digitale degli anni ’80 – ha messo in evidenza – quando videro la luce i personal computer, i telefoni cellulari e il web; e abbiamo iniziato a desiderare cose che prima neanche non esistevano. Oggi gli europei stanno scoprendo delle nuove necessità, dalla mobilità sostenibile all’alimentazione biologica; i ricercatori stanno sperimentando nuove tecnologie pulite e gli investitori cercano nuove opportunità di investimenti ‘verdi’”.
Sul tema degli investimenti le fa eco la presidente della Bce Christine Lagarde: “Il rischio climatico è uno dei rischi più grandi che affronta l’Europa in questo secolo”e “gli stress test climatici sull’economia, che stiamo effettuando, dimostrano che i rischi per la zona euro possono essere considerevoli”. In base ai primi risultati degli stress test sono evidenti “chiari benefici” di un’azione repentina, soprattutto perché “il costo del rischio nel breve termine impallidisce di fronte a quello nel medio-lungo periodo”. Diventa per questo “essenziale – osserva Lagarde – sostenere una transizione a un’economia verde: la prima responsabilità è dei governi, che hanno la maggior parte degli strumenti, ma richiederà impegno da tutta la società, comprese le banche centrali”.
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La presidente della commissione Europea si pone però una domanda: “Siamo pronti a cogliere questa opportunità? Credo di sì. Per fare soltanto un’esempio il 55% dei nuovi progetti dedicati all’idrogeno si trova in Europa. Le aziende e gli investitori europei comprendono il cambiamento che sta per avvenire, e vogliono esserne i protagonisti, vogliono costruire la leadership europea nei mercati di domani: questo è l’obiettivo fondamentale del Green Deal”. Un Piano che è anche “una strategia per rendere l’Europa più competitiva nei mercati ‘verdi’ di domani; per questo lo abbiamo sostenuto con un’ondata di investimenti pubblici senza precedenti: oltre 280 miliardi di euro che serviranno a finanziare le iniziative per il clima”.
Tra le azioni da portare avanti, soprattutto per reperire altre risorse, Lagarde indica la ‘carbon tax’, invitando i governi a prenderla in considerazione e a implementarla: “Il prezzo del carbonio è troppo basso, e non include tutti i settori. Servono sforzi maggiori dei governi per attuarla con copertura universale per evitare lo spostamento di emissioni ad altri settori e all’estero”.
In questo senso politica climatica ed estera per l’Ue devono essere due facce della stessa medaglia – rileva il presidente della Banca europea degli investimenti (Bei) Werner Hoyer – il target è quello di raggiungere ‘zero emissioni’ insieme con l’impegno di accompagnare e sostenere i Paesi più poveri nel viaggio della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici.
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Un insieme di elementi che a Ursula von der Leyen fanno ben sperare; il suo auspicio è infatti che questi anni a venire possano essere “i ruggenti anni ’20 per l’azione in difesa del Pianeta perché, di fronte c’è l’ultima possibilità per frenare i cambiamenti climatici”.