Il cambiamento climatico diventerà la prima causa di emersione di nuovi salti di specie di virus dai mammiferi verso l’uomo. Più della deforestazione o del commercio della fauna selvatica. I virus migrano con le specie serbatoio e, in un clima più caldo, si moltiplicano le probabilità di spillover
Realizzato il 1° studio completo di come cambierà il viroma dei mammiferi
(Rinnovabili.it) – La prossima pandemia la scatenerà il climate change, costringendo molte specie di mammiferi a migrare verso regioni in cui il salto di specie è più probabile. Perché la storia delle migrazioni animali è anche una storia di migrazioni (e condivisioni) di virus. Lo spiega un articolo scientifico apparso su Nature in cui gli autori fanno la prima valutazione complessiva di come il clima farà mutare il viroma dei mammiferi.
Perché monitorare il viroma dei mammiferi?
Ogni essere vivente ospita nel suo organismo una grande quantità di virus e batteri che si sono adattati per la convivenza e spesso svolgono funzioni utili all’organismo ospitante. Collettivamente, questo insieme peculiare di virus prende il nome di viroma. E può essere trasmesso.
I ricercatori hanno studiato come si modificano le probabilità di incontri, scambi e nuovi salti di specie per il viroma dei mammiferi sotto l’influenza del cambiamento climatico. L’aumento delle temperature infatti modifica l’estensione degli habitat (“migrano” anche loro) e, di conseguenza, l’areale di distribuzione di animali e piante.
Il climate change è il driver principale
Lo studio si basa su modelli che simulano come cambia la diffusione dei mammiferi e del loro viroma in tutto il mondo. E arriva a una conclusione importante: il cambiamento climatico diventerà il più grande fattore di rischio per l’emergere di nuove malattie. Più influente anche dei fattori finora considerati principali – quindi più monitorati – come la deforestazione, il commercio della fauna selvatica e l’agricoltura industriale.
“L’analogia più vicina è in realtà i rischi che vediamo nel commercio della fauna selvatica”, spiega l’autore principale dello studio, Colin Carlson. “Ci preoccupiamo dei mercati perché mettere insieme animali malsani in combinazioni innaturali crea opportunità per questo processo graduale di emergenza – come la SARS è passata dai pipistrelli agli zibetti, poi gli zibetti alle persone. Ma i mercati non sono più speciali; in un clima che cambia, questo tipo di processo sarà la realtà in natura quasi ovunque”. Il salto di specie di un virus verso l’uomo è più probabile se ha un mammifero come incubatore.
Spillover
Lo studio è durato anni e si basa su verifiche incrociate dei dati emersi dai modelli. Ne emerge una probabilità molto più alta, rispetto a oggi, che appaiano virus come l’Ebola o nuovi coronavirus in nuove aree e in nuovi tipi di animali. L’ampliamento geografico renderà più difficile monitorare l’emergere di nuove minacce e aumenta il numero di possibili animali serbatoio, cioè specie di mammiferi in cui il virus alberga – spesso senza danneggiare l’organismo ospitante – e muta, rendendo possibili più salti di specie verso l’uomo.
Una probabilità sempre più concreta visto che il climate change, accerta lo studio di Nature, spingerà molte specie di mammiferi a migrare verso aree più densamente popolate dall’uomo. In realtà è improprio usare il futuro: il processo è già in corso oggi, in un mondo 1,2°C più caldo. E riguarda, tra gli altri, anche i pipistrelli, che sono noti animali serbatoio tramite cui avviene la maggior parte deli spillover oggi.