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Il vino racconta com’era il clima nell’Europa del Medioevo

Il vino ci fa conoscere il clima del passato. Un interessante studio internazionale ha analizzato i documenti sulle annate delle vendemmie a partire dal Medioevo e ha scoperto che sono un indicatore affidabile

Il vino racconta com’era il clima nell’Europa del Medioevo
Il vino racconta com’era il clima

Il vino è un buon indicatore del clima che cambia?

Non è facile capire come fosse il clima nell’Europa del Medioevo per una ragione apparentemente banale. Ad eccezione della Scandinavia e delle catene montuose più elevate, gli abitanti dell’Europa avevano l’abitudine di tagliare gli alberi più vecchi.

Questo fatto ha reso difficile lo studio paleoclimatico partendo dagli anelli visibili nei tronchi degli alberi, motivo per cui sono rimasti dei “vuoti” di conoscenza da colmare.

Studiare il vino per conoscere il clima

Gli scienziati del clima, a corto di informazioni dagli alberi, hanno pensato di studiare un’altra “risorsa” storica, il vino. Da questa idea è partita lo studio di un gruppo di ricercatori internazionali, 600 years of wine must quality and April to August temperatures in western Europe 1420–2019.

Infatti, nelle cantine e nei monasteri sono state ritrovate le registrazioni delle vendemmie che risalgono al 1400 e possono quindi rappresentare una miniera di preziose informazioni.

Dal Medioevo in poi, le autorità locali fissavano il giorno dell’apertura della vendemmia in una data ben precisa. Pertanto, questa data forniva anche indicazioni circa la temperatura dell’epoca, al pari della dolcezza del mosto prima della fermentazione.

Il contenuto di zucchero dell’uva aumenta con il caldo

Dopo la pigiatura, gli esperti locali assaggiavano il mosto e valutavano il contenuto di zucchero in una scala da uno a cinque. È noto che le temperature alte aumentano il contenuto di zucchero dell’uva: quindi, nelle annate più calde i vini avevano un maggiore tasso zuccherino.

Il gruppo di studio ha cominciato a svolgere ricerche negli archivi confrontando i livelli di valutazione dello zucchero con eventi storici importanti come guerre, carestie, epidemie che potevano aver influenzato la raccolta.  

Dallo studio è emerso che, ad esempio, nel 1470 il mosto aveva avuto il punteggio più alto, segno di una temperatura elevata (che fu poi seguita dal un periodo freddo, denominato Piccola Era Glaciale).

Tuttavia, le variazioni di temperatura in grado di influenzare la produzione del vino erano tra le più svariate.

Vino e cambiamento del clima, cosa aspettarsi per il futuro?

Ad esempio, un recentissimo studio Strong volcanic-induced climatic shocks on historical Moselle wine production (in corso di pubblicazione) ha evidenziato tre anni consecutivi di produzioni scarse dovute a un’eruzione vulcanica che aveva raffreddato il clima in Europa e condizionato la produzione di vino nella Valle della Mosella. Gli anelli degli alberi non avevano registrato questo fenomeno in modo altrettanto evidente.

In sostanza, questo metodo di valutazione del vino per comprendere il cambiamento climatico ha un suo interesse anche nello studio della temperatura attuale. Non a caso, dalla fine degli anni Ottanta le temperature hanno iniziato a salire, come le valutazioni del contenuto di zucchero.

Finora il riscaldamento globale è stato positivo per i vini europei, ma in futuro cosa ci si deve aspettare? Siccità e ondate di calore eccessive potrebbero addirittura distruggere i vigneti, soprattutto nell’Europa meridionale. Quindi è bene non sottovalutare gli effetti, anche negativi, del cambiamento climatico sul vino.

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