Se la COP26 venisse ritardata di un anno, i piani di risanamento post-coronavirus saranno avviati prima del vertice, e i governi non dovranno rendere conto pubblicamente della gestione delle loro politiche climatiche.
UK spinge per un altro rinvio del vertice ONU sul clima, ma in molti temono una perdita di slancio
(Rinnovabili.it) – Il vertice ONU sul clima potrebbe essere rimandato alla fine del 2021 a causa della crisi da coronavirus. La COP26, infatti, doveva svolgersi a Glasgow (Regno Unito) a novembre di quest’anno, ma all’inizio di aprile è stata rinviata. Tuttavia, si pensava che entro marzo 2021 l’incontro potesse essere riconvocato. Pare, però, che il Regno Unito cercherà di convincere gli altri paesi e le Nazioni Unite che è necessario più tempo.
Se così fosse, si tratterebbe di una pausa di un anno intero, anche se potrebbero essere organizzate riunioni intermedie per cercare di recuperare lo slancio per i negoziati, affievolitosi a causa della crisi. I governi dovrebbero preparare piani dettagliati in vista del vertice ONU sul clima, specie sulla definizione degli NDC (contributi nazionali determinati), vale a dire linee guida dei singoli paesi sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra in armonia con l’accordo di Parigi.
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Gli attuali impegni sui tagli alle emissioni, presi nel 2015, porterebbero ad un aumento globale delle temperature pari a di 3° C rispetto ai livelli preindustriali, ben oltre il limite di 2° C stabilito nell’accordo di Parigi. Il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) ha avvertito che il mondo deve cambiare drasticamente rotta entro il 2030, rendendo ancora più urgente la realizzazione della COP26. Non a caso, intervistati dal Guardian, alcuni esperti si sono detti preoccupati per l’ulteriore ritardo, temendo che potrebbe rendere più difficile ottenere l’impulso necessario a costringere i paesi riluttanti ad elaborare nuovi NDC.
Tuttavia, il governo del Regno Unito è convinto che le restrizioni ai viaggi sarebbero un ostacolo. Con 196 nazioni che dovrebbero prendere parte al vertice ONU sul clima, è probabile che durante la prossima primavera siano ancora in vigore le restrizioni, e nonostante sia stata presa in considerazione la possibilità di tenere una conferenza virtuale, molti gruppi della società civile sono cauti, in quanto affermano che gli attivisti svolgono un ruolo vitale nel sollecitare i ministri ad andare oltre.
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Ma c’è altro. Se la COP26 venisse ritardata di un anno intero, è probabile che i piani di risanamento post-coronavirus – con o senza vincoli verdi – siano già ampiamente avviati, ben prima che i governi globali si ritrovino nella condizione di dover rendere conto pubblicamente della gestione delle loro politiche climatiche. Commentando i piani di ripresa, Chris Venables, direttore di Green Alliance, ha dichiarato: “L’importante ora è assicurarsi che la ripresa dalla crisi del coronavirus sia collegata all’ambizione sui cambiamenti climatici e al vertice ONU sul clima. Questa deve essere una ripresa verde”.