Diventano più intensi, durano più a lungo e penetrano più in profondità nell’entroterra rispetto a 50 anni fa. A rischio non soltanto le fasce costiere
Lo studio sugli uragani del Nord Atlantico pubblicato su Nature
(Rinnovabili.it) – Eta ha appena finito di squassare El Salvador e si sposta verso Cuba e la Florida. Theta si è appena formato e si dirige verso l’Europa. Con lui la stagione degli uragani atlantici ha segnato un nuovo record: è la 29° tempesta subtropicale dell’anno, mai così tante. Ma non è soltanto la frequenza di questi devastanti fenomeni atmosferici a cambiare. Il riscaldamento globale agisce anche sulla loro traiettoria e sulla loro durata di vita. Lo rivela uno studio dell’Okinawa Institute of Science and Technology pubblicato l’11 novembre sulla prestigiosa rivista scientifica Nature.
I ricercatori giapponesi hanno scoperto che il cambiamento climatico aumenta la durata degli uragani che riescono a raggiungere la terraferma quando possiedono ancora un’intensità elevata. Che cosa significa? Significa che quando lasciano le acque dell’oceano si addentrano più in profondità e non minacciano più soltanto le fasce costiere.
Leggi anche Uragani: il climate change li rallenta, ma non è una buona notizia
“Nel complesso, le implicazioni di questo lavoro sono chiare – scrive nel comunicato stampa che annuncia lo studio Pinaki Chakraborty, professore presso l’istituto giapponese e autore della ricerca – La distruzione provocata dagli uragani non sarà più limitata alle zone costiere, causando livelli più elevati di danni economici e costando più vite”.
Una questione di resilienza e preparazione. “Sappiamo che le aree costiere devono prepararsi per uragani più intensi, ma anche le comunità dell’entroterra, che potrebbero non avere il know-how o le infrastrutture per far fronte a venti così intensi o forti piogge, devono essere preparate”, prosegue Chakraborty.
Leggi anche Eventi climatici estremi: i 10 maggiori pericoli in Europa
Molti studi negli ultimi anni mostrano con ragionevole certezza che gli uragani tenderanno a diventare più distruttivi a causa del riscaldamento globale. Questa ricerca è però la prima a trovare un collegamento diretto tra l’intensità delle tempeste che raggiungono la terraferma e il cambiamento climatico.
Gli scienziati hanno analizzato gli uragani del Nord Atlantico che sono arrivati a terra nell’ultimo mezzo secolo. Il risultato è che durante il primo giorno dopo l’approdo, oggi gli uragani si indeboliscono quasi due volte più lentamente rispetto a 50 anni fa. I ricercatori hanno dimostrato che gli uragani che si sviluppano su oceani più caldi trasportano più umidità e quindi rimangono più forti più a lungo dopo aver raggiunto terra.