Un nuovo studio dell’università di Leeds avverte che le peatlands nella Fenniscandia, la regione tra Scandinavia e Siberia russa occidentale, arriveranno al punto di non ritorno già entro il 2040. Nello scenario più low-carbon saranno comunque liberate circa 26Gt di CO2 e metano entro fine secolo
Le torbiere di permafrost europee stoccano 39GtCO2, il doppio delle foreste del continente
(Rinnovabili.it) – Anche nello scenario a emissioni più ridotte, nel giro di 20 anni sulle torbiere di permafrost si abbatterà il disgelo. Le condizioni climatiche in Europa e nella Siberia occidentale, nel 2040, non saranno più abbastanza fredde e secche da preservare il terreno ghiacciato. Ghiaccio che garantisce lo stoccaggio di enormi quantità di anidride carbonica: 39 miliardi di tonnellate, circa il doppio della CO2 contenuta in tutte le foreste europee.
L’allarme arriva dall’università di Leeds, che ha impiegato i modelli climatici più avanzati per ottenere una stima più accurata sull’impatto del cambiamento climatico sulle torbiere di permafrost. “Il permafrost delle torbiere risponde in modo diverso ai cambiamenti climatici rispetto al permafrost dei suoli minerali a causa delle proprietà isolanti dei suoli organici, ma le torbiere rimangono scarsamente rappresentate nei modelli del sistema Terra”, spiega Ruza Ivanovic, professore associato di climatologia a Leeds e co-autore dell’articolo apparso su Nature Climate Change.
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Lo studio si concentra sulla Fennoscandia, una regione che comprende tutta la penisola scandinava, la Finlandia, e la penisola di Kola e la Carelia in territorio russo. Qui, il suolo artico stocca dalle 37 alle 39 Gt di CO2. “La nostra modellazione mostra che questi fragili ecosistemi sono su un precipizio e anche una mitigazione moderata porta alla perdita diffusa di climi adatti al permafrost torboso entro la fine del secolo”, avvertono gli autori dello studio.
Le torbiere di permafrost sarebbero molto vicine al loro tipping point. Un insieme di fattori climatici tali per cui il disgelo negli strati più superficiali non viene rallentato a sufficienza durante la stagione fredda, e anche la CO2 e il metano stoccati più in profondità nelle peatlands artiche iniziano a essere rilasciati in atmosfera.
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Questo però “non significa che dovremmo gettare la spugna”, perché “il tasso e la portatadella perdita dei climi adatti potrebbero essere limitati, e persino parzialmente invertiti, da forti politiche di mitigazione del cambiamento climatico”, assicurano gli autori del contributo scientifico. Con uno scenario emissivo davvero low-carbon, come l’SSP1-2.6, circa 1/3 del carbonio stoccato nelle torbiere di permafrost europee (13,9Gt) potrebbe restare nel suolo entro l’ultimo decennio del secolo.