Lo studio sulle terre strappate al mare è pubblicato su Earth’s Future
(Rinnovabili.it) – La maggior parte delle terre strappate al mare negli ultimi 20 anni in tutto il mondo si trova in zone dove si prevede un aumento estremo del livello del mare entro fine secolo. È la situazione in cui si trova il 70% delle aree in cui, per favorire l’espansione urbana, l’uomo ha sottratto a mari e oceani lembi di terra. In tutto si tratta di 2530 km2, una superficie che potrebbe ospitare più di 300mila campi da calcio.
Secondo uno studio apparso su Earth’s Future, tra il 2000 e il 2020, la bonifica costiera è particolarmente sfruttata in Asia orientale, dove si concentra l’89% delle opere censite, quindi in Medio Oriente e Sud-Est asiatico. Seguono Europa occidentale e Africa occidentale. La base dati considera 135 città in tutto il mondo con una popolazione di almeno 1 milione di abitanti.
La mappa del rischio delle terre strappate al mare
Se si sovrappone questa mappa a quella dell’aumento locale atteso del livello del mare, si nota che le terre strappate al mare sono per la maggior parte a conquiste molto precarie. Più di 50 città costiere che sono state oggetto di recenti bonifiche si trovano in zone che si prevede subiranno un marcato innalzamento del livello del mare entro la fine del secolo, con valori che vanno da +0,7 m a +0,47 m. E prima delle bonifiche, queste città, situate principalmente in Asia orientale (Shanghai, Giacarta) e in Africa occidentale (Abidjan, Lagos e Luanda), avevano un’altezza media compresa tra -0,26 e 2,13 m sul livello del mare.
Un problema per il possibile moltiplicarsi di fenomeni di allagamento dovuti a maree o ad altri eventi atmosferici. “Città come Guangzhou (Cina), Giacarta (Indonesia), Mombasa (Kenya), Osaka (Giappone), Singapore, Conakry (Guinea) e Adelaide (Australia), la cui elevazione pre-bonifica è inferiore a 2 m sul livello del mare, sono particolarmente vulnerabili all’aumento della portata e della frequenza delle mareggiate e delle inondazioni costiere”, scrive il team internazionale di ricercatori che hanno collaborato per lo studio. In più va considerato il fattore subsidenza. Nelle terre strappate al mare, in molti casi, lo sprofondamento può viaggiare al ritmo di 15 cm l’anno o più. Aggravando il rischio di inondazione.