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È davvero possibile scalare le tecnologie CDR, oggi immature?

Un rapporto preparato dal Bezos Earth Fund coinvolgendo oltre 500 esperti di tecnologie di carbon dioxide removal lungo l’intera filiera propone una tabella di marcia per raggiungere una capacità globale di 10 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno. Oggi siamo a 2 GtCO2

Tecnologie CDR: la roadmap di Bezos per farle diventare mature
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Secondo l’ultimo rapporto del Panel Intergovernativo dell’Onu sul Cambiamento Climatico (IPCC), le tecnologie CDR saranno un elemento imprescindibile per stabilizzare il riscaldamento globale al di sotto degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Entro metà secolo la capacità globale di rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera, tra soluzioni nature-based e opzioni tecnologiche, dovrà raggiungere i 10 miliardi di tonnellate (GtCO2) l’anno, raddoppiando al 2100.

Oggi, però, la capacità effettiva è molto più limitata. Quella delle soluzioni naturali (come riforestazione, afforestazione, ripristino di pozzi di carbonio degradati come le torbiere, ecc) batte intorno ai 2 GtCO2 e ampliarle genera conflitti con la sicurezza alimentare. Mentre le soluzioni tecnologiche sono una fetta striminzita del totale, appena l’1%. È possibile scalare queste seconde, benché ancora largamente immature, a un livello sufficiente per centrare l’obiettivo di 10 GtCO2 al 2050?

È la domanda da cui è partita un’iniziativa del Bezos Earth Fund, il fondo dedicato all’ambiente del numero 1 di Amazon, che ha riunito oltre 500 esperti in rappresentanza di tutta la filiera delle tecnologie CDR (carbon dioxide removal). Obiettivo: stendere una roadmap per lo sviluppo su scala delle soluzioni tecnologiche per rimuovere CO2 dall’aria.

 Una roadmap per far diventare “adulte” le tecnologie CDR

La roadmap identifica tre fasi principali fino al 2050: emergenza (2024-2030), adozione (2030-2040) e espansione (2040-2050).

Nella 1° fase, cioè entro i prossimi 5 anni, gli obiettivi principali dovrebbero essere:

  • Raggiungere una capacità di rimozione annuale di circa 285 Mt CO2 entro il 2030 (per confronto, oggi la capacità di cattura diretta dall’aria, DAC, è di circa 10mila t/anno).
  • Avanzare la scienza di base per la rimozione dei gas serra diversi dalla CO2 (la roadmap intende coprire anche metano e altri gas climalteranti).

Le iniziative chiave per raggiungere questi obiettivi sono:

  • Lato R&D, allocare 8 miliardi di dollari per ricerca e sviluppo, con focus su tecnologie non-DAC (Direct Air Capture) e gas diversi dalla CO2​​.
  • Progetti dimostrativi: Lanciare 300-400 progetti dimostrativi in diverse aree geografiche​.
  • Permitting: Stabilire strutture di permesso chiare in almeno 40 paesi​.

Nella 2° fase (2030-2040), gli obiettivi principali sarebbero:

  • Integrazione delle tecnologie dimostrate nei mercati commerciali.
  • Espansione della capacità a diversi Gt di rimozione annua.
  • Espansione della domanda a 40-60 miliardi di dollari l’anno

Obiettivi da centrare consolidando la domanda tramite procurement pubblico e mercati di conformità​, e promuovendo l’adozione su larga scala di tecnologie con dimostrata efficacia​.

Nella 3° fase (2040-2050), l’obiettivo di 10 Gt CO2 l’anno sarebbero raggiungibile puntando su:

  • Ottimizzare le infrastrutture regionali e globali per garantire la scalabilità​.
  • Creare una domanda globale consolidata attraverso procurement pubblico e privato.

I fattori abilitanti per scalare le tecnologie di rimozione della CO2

Tra gli enabler (fattori abilitanti) identificati dal Bezos Earth Fund, spiccano lo sviluppo di tecnologie di misurazione, progressi nel permitting, capex financing:

  • MRV (Measurement, Reporting, and Verification): necessaria la standardizzazione e la verifica per garantire la qualità delle rimozioni​. Richiede investimenti in tecnologie di misurazione.
  • Permitting e regolamentazione: il rapporto del Bezos Earth Fund suggerisce che servano strutture normative chiare in almeno 40 paesi entro il 2030​.
  • Capex Financing: necessità di mobilitare fondi sia pubblici che privati, tanto per i progetti pilota che per quelli su scala commerciale. La cui fattibilità dipende dalla presenza di incentivi governativi.

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