di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Il ministero dell’Ambiente ha inviato alla commissione Europea la Strategia nazionale di lungo periodo sui cambiamenti climatici. Ora (verrebbe da dire). Ora, che il comico fondatore del M5s chiede un pentastellato alla guida del ministero della Transizione ecologica, qualora il presidente del Consiglio in pectore Mario Draghi decida di istituirlo nel caso sciogliesse la riserva positivamente sull’incarico assegnatogli dal capo dello Stato.
I contenuti della ‘Strategia di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra’ (questo il titolo completo) – elaborata nell’ambito degli impegni dell’Accordo di Parigi che invita i Paesi firmatari a comunicare entro il 2020 (quindi la trasmissione è un po’ di ritardo rispetto alla scadenza) le proprie ‘Strategie di sviluppo a basse emissioni di gas serra di lungo periodo’ al 2050 – poggiano su tre capisaldi: riduzione della domanda di energia, grazie soprattutto al calo della mobilità privata e dei consumi in ambito civile; decisa accelerazione delle rinnovabili e della produzione di idrogeno; potenziamento e miglioramento delle superfici verdi, per aumentare la capacità di assorbimento di CO2.
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L’intervento incisivo su queste tre leve – viene spiegato dal ministero – “si renderà necessario perché il mero ‘trascinamento’ delle tendenze attuali, per quanto virtuoso, sarebbe insufficiente a centrare il target fissato per il 2050”. Per questo è “necessario prevedere un sostanziale cambio del ‘paradigma energetico italiano’ che, inevitabilmente, passa per investimenti e scelte che incidono sulle tecnologie da applicare, sulle infrastrutture ma anche sugli stili di vita dei cittadini”.
“L’Italia – osserva il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – con l’elaborazione di questa Strategia si conferma tra i Paesi più attivi e motivati per il raggiungimento del target della Cop 21, che è quello di mantenere il riscaldamento globale entro il limite di 1,5-2 gradi” di incremento delle temperature medie globali. “Siamo consapevoli – continua Costa – che per raggiungere la cosiddetta neutralità climatica entro 30 anni saranno necessarie scelte coraggiose e profondi cambiamenti nel tessuto socio-economico come nei nostri stili di vita. Ma la sfida climatica è la sfida strategica per il futuro dell’umanità e non possiamo permetterci di perderla”.
Per il ministero si tratta di “una trasformazione importante e radicale, quella prospettata dalla Strategia di lungo periodo che dovrà permeare tutte le politiche pubbliche, in un percorso di ampia condivisione. Primi passi in tal senso sono stati effettuati con la trasformazione del Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, in Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile”; e anche “con l’avvio del Green deal”.
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Per chiudere il gap emissivo e arrivare alla neutralità climatica saranno “necessarie scelte politiche a elevato impatto sociale ed economico, tecnologie ancora non pronte in parte perseguibili solo su base europea, nonché una condivisione a livello internazionale del processo di decarbonizzazione”. La Strategia sui cambiamenti climatici, costruita in linea con il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), deve essere considerata “uno strumento ‘dinamico’, che avremo modo di aggiornare e integrare, anche per tenere pienamente conto dei processi di revisione degli obbiettivi energetico-ambientali nazionali attualmente in corso a livello europeo, e delle scelte conseguenti che si faranno per un rilancio economico in chiave sostenibile con il Piano per la ripresa e la resilienza”.
Nelle 100 pagine del documento “vengono individuate le tipologie di leve attivabili per raggiungere al 2050 la neutralità climatica: una riduzione spinta della domanda di energia, legata in particolare ad un calo dei consumi per la mobilità privata e dei consumi del settore civile; un cambio radicale nel mix energetico a favore delle rinnovabili, coniugato a una profonda elettrificazione degli usi finali e alla produzione di idrogeno; un aumento degli assorbimenti garantiti dalle superfici forestali (compresi i suoli forestali) ottenuti attraverso la gestione sostenibile, il ripristino delle superfici degradate e interventi di rimboschimento”.
La Strategia – chiude il ministero – individua così i possibili percorsi per raggiungere nel nostro Paese al 2050 “una condizione di ‘neutralità climatica’, nella quale le residue emissioni di gas a effetto serra sono compensate dagli assorbimenti di CO2. Un obiettivo in linea con quello indicato dalla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen”.