Invece di iniziare la transizione da petrolio e gas, molti paesi continuano a espandere le attività. Anche quelli finora non dipendenti dalle fossili, come il Mozambico
Al summit sul clima dell’anno scorso a Dubai, i 198 paesi che partecipano ai negoziati internazionali si sono impegnati per uno stop graduale delle fonti fossili. Ma a poche settimane dall’inizio della Cop29 di Baku, l’impegno sembra restare completamente lettera morta. Se sfruttate appieno, solo le riserve di petrolio e gas la cui esplorazione sarà autorizzata nei prossimi sei mesi emetterebbero 15 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente (GtCO2eq). Lo ha calcolato l’International Institute for Sustainable Development (IISD).
Stop graduale delle fossili, il monitoraggio dell’IISD
E nell’anno passato la direzione presa non è stata certo quella di onorare l’accordo di Dubai, il “Dubai Consensus” che fa perno proprio sulla transizione dalle fossili e ha inserito esplicitamente questa promessa nel testo dei negoziati sul clima per la 1° volta. Negli ultimi 12 mesi, sono state assegnate licenze di esplorazione di petrolio e gas con un potenziale di emissione di carbonio totale di 2,143 GtCO2eq.
Nell’ultimo mese, invece, è stata soprattutto la Russia a elargire licenze (8 su 19 totali) per un volume di emissioni incorporate di quasi 90 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq). A seguire gli Emirati Arabi Uniti con 1 sola licenza da quasi 40 MtCO2eq. Nella lista figura anche la Gran Bretagna, che ha concesso una licenza per petrolio e gas negli stessi giorni in cui diceva definitivamente addio al carbone dopo 140 anni.
Un aspetto particolarmente preoccupante, sottolinea l’IISD, è che una fetta consistente di queste licenze viene rilasciata da paesi che hanno “capacità limitata” di eliminare gradualmente la produzione di petrolio e gas e “scarsa dipendenza” da questi combustibili. Si stanno, cioè, incatenando alle fossili con poche prospettive di potersi svincolare facilmente in futuro.
Tra queste nazioni, l’IISD segnala che il Mozambico si è distinto per aver assegnato licenze con il volume più elevato di emissioni incorporate. Le sue 6 concessioni valgono infatti oltre 716 MtCO2eq, appena dietro ai circa 750 MtCO2eq delle 108 licenze rilasciate dalla Russia.
Tra i paesi che stanno programmando una forte espansione delle fonti fossili, rilevava un rapporto della ONG Urgewald pubblicato la settimana scorsa, c’è l’Azerbaijan. Il paese che organizza la Cop29 – e dovrebbe garantire il rispetto dello stop graduale alle fossili più di altri – nel 2023 ha estratto tramite la compagnia statale SOCAR il doppio del petrolio e del gas di una major come la BP. E pianifica di aumentare la produzione di gas del 32% entro il 2033, da 37 a 49 miliardi di metri cubi.