È l’avvertimento lanciato dal rapporto Stato della Criosfera 2024, coordinato dall’International Cryosphere Climate Initiative (ICCI) e rilasciato durante la conferenza sul clima COP29 in Azerbaijan
Il degrado degli ecosistemi ghiacciati nel mondo avrà conseguenze “disastrose e irreversibili” sullo stato della criosfera. Anche se attuiamo alla lettera tutti gli impegni sul clima che abbiamo annunciato e trasposto in leggi. La traiettoria della temperatura globale, infatti, salirà ben oltre i 2 gradi. E più tardiamo a contrastare il riscaldamento globale, più sale il conto che dovremo pagare. Tema che dovrebbe trovare orecchie attente soprattutto in questi giorni, con il tema della finanza climatica al centro dell’attenzione per i (deludenti) risultati della COP29 sul clima.
Saliranno i costi di perdite e danni (loss & damage) fino a diventare estremi con la traiettoria emissiva attuale che punta verso 3 grado. Scenario che vedrebbe molte regioni sperimentare un innalzamento del livello del mare o una perdita di risorse idriche “ben oltre i limiti di adattamento in questo secolo”. Ma anche la mitigazione diventa più costosa, a causa degli effetti di feedback derivanti dallo scioglimento del permafrost e dalla perdita di ghiaccio marino.
È l’avvertimento lanciato dal rapporto Stato della Criosfera 2024, coordinato dall’International Cryosphere Climate Initiative (ICCI) e rilasciato durante la conferenza sul clima COP29 in Azerbaijan.
Stato della criosfera 2024: 3 scenari, poche buone notizie
Sono 3 gli scenari di riscaldamento globale analizzati dal rapporto:
- l’impatto sulla criosfera delle politiche climatiche attuali, basato sui piani climatici nazionali (NDC), che prevede un aumento della temperatura di 2,3°C e una concentrazione di CO2 in atmosfera con picco a circa 500 parti per milione (ppm);
- lo scenario business as usual, che mantiene inalterata la traiettoria emissiva di oggi e porta a 3-3,5°C al 2100 e 650 ppm;
- uno scenario compatibile con 1,5°C, dove il picco di CO2 è a 430 ppm.
Nel primo scenario, l’incremento della temperatura globale causerà danni irreversibili all’intera criosfera: dai ghiacciai al permafrost, agli ecosistemi polari, con conseguenze per i livelli del mare. Con conseguenze socio-economiche devastanti: aumento dei costi di adattamento e perdita di infrastrutture, agricoltura e mezzi di sussistenza.
Nel secondo scenario, si verificherà uno scioglimento accelerato delle calotte di Groenlandia e Antartide, con un innalzamento del livello del mare fino a 15 metri entro il 2300, danni irreparabili agli ecosistemi marini e terrestri, e crollo degli ecosistemi montani. Esito dovuto all’attivarsi di feedback positivi legati allo scioglimento del permafrost e alle emissioni di metano che ne deriverebbero. Sarebbe infatti su volumi pari a quelle attuali della Cina.
Nel terzo scenario, si minimizzerebbero (senza però poterli evitare del tutto) i danni alla criosfera. L’innalzamento del mare rallenterebbe, avremmo una conservazione parziale dei ghiacciai (fino al 50% in Asia e Sud America), e impatti considerati gestibili su ecosistemi polari e costieri. Gli eventi a insorgenza lenta avrebbero comunque impatti significativi nel lunghissimo termine: anche con 1,5°C, il livello del mare continuerà a salire nei secoli successivi al 2100, con rischi di innalzamenti di 6-9 metri. Ma a un ritmo gestibile per l’adattamento.
La tabella seguente riassume le conseguenze sullo stato della criosfera, in ciascuno dei 3 scenari, su: calotte polari e aumento livello dei mari, ghiacciai e manto nevoso, oceani polari, permafrost, ghiaccio marino.
Aspetti | Scenario 1 – NDC attuali (2,3°C) | Scenario 2 – Emissioni inalterate (>3°C) | Scenario 3 – Limite 1,5°C |
Calotte polari e livello mari | – Scioglimento accelerato di Groenlandia e Antartide. – Innalzamento mare oltre 10m nei secoli. – Danni irreversibili alle coste e infrastrutture. | – Scioglimento rapido di Groenlandia e Antartide (Ovest ed Est). – Innalzamento mare fino a 15m entro 2300. – Distruzione di infrastrutture costiere globali. | – Stabilizzazione del livello del mare entro il 2100. – Scioglimento rallentato ma inevitabile per alcuni ghiacci. – Rischio di innalzamento mare 6-9m nei secoli. |
Ghiacciai e manto nevoso | – Perdita del 50% dei ghiacciai in Asia. – Scomparsa quasi totale dei ghiacciai tropicali. – Gravi inondazioni da laghi glaciali e perdita di risorse idriche. | – Perdita di quasi tutti i ghiacciai montani globali. – Condizioni insostenibili per comunità di montagna entro metà secolo. – Collasso del manto nevoso. | – Conservazione del 15-35% dei ghiacciai in Europa, Andes e Nuova Zelanda. – Fino al 50% dei ghiacciai in Asia preservati. – Stabilizzazione del manto nevoso entro il 2100. |
Oceani polari | – Acidificazione critica. – Stress per specie marine chiave (krill, salmoni, crostacei). – Irreversibilità di molti impatti. | – Estinzioni di massa di specie polari. – Acidificazione estrema e persistente per 30.000 anni. – Rischio di collasso delle correnti oceaniche globali. | – Stress ridotto per gli ecosistemi marini polari. – Acidificazione limitata a eventi stagionali. – Possibile recupero parziale delle correnti oceaniche. |
Permafrost | – Emissioni equivalenti a quelle dell’UE entro il 2100. – Thaw irreversibile, con incremento delle emissioni di CO2 e CH4. | – Emissioni annuali equivalenti all’attuale Cina entro il 2100. – “Abrupt thaw” con collassi di coste e colline. – Impatti irreversibili. | – Emissioni permafrost ridotte del 30% rispetto a NDC attuali. – Impatti locali più gestibili su infrastrutture e comunità. |
Ghiaccio marino | – Artico senza ghiaccio per 4 mesi all’anno. – Feedback di riscaldamento globale accelerato. – Collasso del ghiaccio marino antartico possibile. | – Artico senza ghiaccio per 6 mesi all’anno. – Sconvolgimenti climatici globali estremi. – Antartide con perdita estesa di ghiaccio marino. | – Artico quasi senza ghiaccio in estate solo alcuni anni. – Possibile recupero parziale del ghiaccio marino entro il 2100. |