Rinnovabili • Stato del Clima 2023: Copernicus, in Europa è allarme stress da caldo Rinnovabili • Stato del Clima 2023: Copernicus, in Europa è allarme stress da caldo

Stato del Clima 2023, l’Europa sta sottovalutando lo stress da caldo estremo

Il 41% dell’Europa meridionale la scorsa estate ha visto condizioni di stress termico quasi insostenibili per il corpo umano. Nel resto del continente la percentuale è del 13%. Il 2023 ha segnato il record per numero di giorni con temperatura percepita superiore a 46°C. L’allarme di Copernicus e OMM

Stato del Clima 2023: Copernicus, in Europa è allarme stress da caldo
crediti: Copernicus

Tutti gli indicatori della crisi climatica in Europa nel rapporto Stato del Clima 2023

Il 2023 è stato un anno eccezionale per tanti indicatori della crisi climatica. Il Pianeta è arrivato a ridosso degli 1,5°C di riscaldamento globale e per ben 11 mesi la temperatura ha segnato il record assoluto. In Europa l’impatto della crisi climatica si è fatto sentire più pesante che in altre regioni. Probabilmente il contributo di un fattore che non dipende dall’uomo come El Nino è stato decisivo per infrangere i primati, ma il punto è un altro. È come se l’anno scorso il clima ci avesse dato un’anteprima di cosa ci aspetta nei prossimi decenni, quando il termometro globale arriverà stabilmente a questi livelli solo per cause antropiche. Cosa possiamo imparare dai record del 2023? Secondo il rapporto di Copernicus e dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) sullo Stato del Clima 2023 in Europa, dobbiamo fare attenzione soprattutto agli effetti del caldo estremo sulla salute umana.

Stress da caldo: l’Europa lo sottovaluta

Aree dell’Europa meridionale colpite da stress termico estremo nel 2023. Crediti: Copernicus

Partiamo dai dati dell’anno scorso. Nel 2023 il sistema europeo di monitoraggio satellitare Copernicus ha registrato un numero record di giorni con “stress da caldo estremo”. Con questo indicatore ci si riferisce ai giorni in cui la temperatura percepita supera i 46°C. Ed è estremamente importante perché dà la misura di quanto la crisi climatica sta incidendo sulla salute umana e sulla possibilità di continuare a lavorare, studiare, divertirci come abbiamo fatto fino ad ora.

Lo stress termico non tiene conto solo della temperatura. Integra anche altri fattori come l’umidità, la velocità del vento, la luce solare e il calore emesso dall’ambiente circostante (ad esempio, l’effetto isola di calore nelle città). In pratica, lo stress termico ci dice in che modo il nostro corpo risponde ai diversi ambienti termici. Anche senza picchi di caldo da record, quindi, se le altre condizioni tendono a diventare estreme il nostro corpo fatica a funzionare in modo ottimale.

Nel 2023 il numero di giorni in cui questo insieme di fattori ci ha presentato un “cocktail climatico” molto stressante per il nostro corpo ha segnato un nuovo record. Siamo sottoposti a stress termico per periodi più lunghi, quindi. E questa condizione riguarda un’area sempre più vasta in Europa. Durante una delle ondate di calore estive più potenti dell’anno, il 23 luglio scorso, il 13% del continente ha sperimentato condizioni estreme di questo tipo. Nell’Europa meridionale la percentuale sale al 41%, calcola Copernicus. L’Italia, lo scorso luglio, ha registrato un tasso di morti in eccesso del 7%, direttamente collegabile allo stress termico.

Il 2023 è stato eccezionale, ma la tendenza all’aumento dello stress termico è chiara. Negli ultimi 20 anni, la mortalità legata al caldo è aumentata di circa il 30% e si stima che i decessi legati al caldo siano aumentati nel 94% delle regioni europee monitorate dal rapporto Stato del Clima 2023. “Questa tendenza è particolarmente preoccupante”, sottolinea Copernicus.

“La crisi climatica è la sfida più grande della nostra generazione”, commenta Celeste Saulo, segretaria generale dell’OMM.  “Il costo della climate action può sembrare alto, ma il costo dell’inazione è molto più alto. Come dimostra questo rapporto, dobbiamo sfruttare la scienza per fornire soluzioni per il bene della società”.

Stato del Clima 2023: la crisi climatica in Europa

Quella del caldo eccezionale è solo una delle conseguenze dello stato della crisi climatica in Europa l’anno scorso. Oltre alle sfide che le ondate di calore rappresentano per la salute, ci sono altri eventi meteorologici estremi che hanno avuto un forte impatto sulle persone in Europa nel 2023.

Inondazioni: nel 2023 danni per quasi 11 mld euro

crediti: Copernicus

Secondo le stime preliminari per il 2023 dell’International Disaster Database (EM-DAT), l’anno scorso in Europa sono purtroppo morte 63 persone a causa di tempeste, 44 per inondazioni e 44 per incendi (nel 2023 si è verificato l’incendio più vasto mai registrato in Europa: in Grecia sono andati in fumo 96mila ettari). Le perdite economiche legate alle condizioni meteorologiche e climatiche nel 2023 sono stimate in oltre 13,4 miliardi di euro.

Gran parte di questi danni sono dovuti a inondazioni. L’anno scorso sul continente ha piovuto il 7% in più rispetto alla media. Con le precipitazioni che si sono concentrate su alcune zone e in alcuni brevi periodi, causando alluvioni e devastazioni. La situazione, però, riguarda l’intero continente. Un terzo della rete fluviale europea ha registrato flussi fluviali superiori alla soglia di alluvione “elevata” e il 16% alla soglia di alluvione “grave”. Hanno, cioè, avuto piene con un periodo di ritorno, rispettivamente, di 5 e 20 anni. Secondo le stime preliminari dell’International Disaster Database (EM-DAT), nel 2023 le inondazioni hanno colpito circa 1,6 milioni di persone in Europa e hanno causato circa l’81% delle perdite economiche dovute agli impatti climatici sul continente.

L’Italia è stata tra i paesi più colpiti con l’alluvione in Emilia-Romagna di maggio, che ha causato almeno 36mila sfollati, 15 vittime, e ha allagato un’area di 540 km2, 3 volte la città di Milano. In agosto 2/3 della Slovenia è stata colpita da piogge torrenziali, così come Norvegia e Svezia. A settembre è toccato a Grecia, Bulgaria e Turchia. In Grecia, soprattutto, l’area allagata è arrivata a 700 km2 e in alcune località è scesa in un giorno la quantità di acqua che di solito scende in un anno.

Ondate di calore marine

Le acque attorno all’Europa – così come quelle in tutto il mondo – sono state quasi costantemente a temperature mai raggiunte prima. Le ondate di calore marine, ricorda lo Stato del Clima 2023, “possono avere impatti significativi e talvolta devastanti sugli ecosistemi oceanici e sulla biodiversità” oltre a “impatti socioeconomici”.

Per l’intero anno, la temperatura media della superficie del mare in Europa è stata la più alta mai registrata. A giugno, l’oceano Atlantico a ovest dell’Irlanda e intorno al Regno Unito è stato colpito da un’ondata di calore marino classificata come “estrema” e in alcune aree “oltre l’estremo”, con temperature marine superficiali fino a 5,5°C sopra la media. Questa situazione sta continuando anche nel 2024. In questi giorni, ad esempio, l’Adriatico settentrionale sta sfiorando un’anomalia termica di 7°C.

La criosfera europea

Tutta l’Europa – con pochissime eccezioni, soprattutto in Scandinavia – ha registrato un numero di giorni di neve inferiore alla media. Senza copertura nevosa, i ghiacciai hanno continuano a fondersi a velocità record. Lo Stato del Clima 2023 calcola che negli ultimi 2 anni, i ghiacciai delle Alpi hanno perso circa il 10% del loro volume residuo.

Nell’estremo nord dell’Europa, nella regione artica, le temperature sono state elevate ma non da record. Il 2023 è stato il 6° anno più caldo mai registrato, anche se tutti i 5 anni più bollenti sono concentrati dopo il 2016. Tuttavia, l’estensione del ghiaccio marino artico è rimasta al di sotto della media per gran parte del 2023. Al suo massimo annuale a marzo, l’estensione mensile è stata del 4% al di sotto della media, collocandosi al quinto posto tra le più basse mai registrate. Al suo minimo annuale a settembre, l’estensione mensile si è classificata al sesto posto, con il 18% in meno rispetto alla media.

Rinnovabili •

About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.