Secondo le previsioni del NOAA, potrebbero verificarsi sei uragani con venti pari a 178 km/h o più
(Rinnovabili.it) – La stagione degli uragani dell’Atlantico, che inizia ufficialmente il 1° giugno e termina il 30 novembre, in genere è caratterizzata da dodici grandi tempeste. Quest’anno, però, la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, prevede che si potranno verificare dalle tredici alle diciannove tempeste, dieci delle quali potrebbero diventare uragani (rispetto ad una media stagionale di sei).
Secondo le previsioni, infatti, esiste una probabilità del 60% di una stagione degli uragani sostanzialmente al di sopra del normale, una possibilità del 30% di una stagione in linea con le altre, e solo una probabilità del 10% di una stagione al di sotto della normalità. Nello specifico, dei dieci uragani previsti, sei potrebbero trasformarsi in eventi atmosferici di categoria 3, 4 o 5, con venti pari a 178 km/h o più.
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Le cause di una stagione degli uragani sopra le righe sono in gran parte riconducibili all’assenza di El Niño, un fenomeno atmosferico che, normalmente, ha la capacità di “sedare” le tempeste nell’Atlantico. Secondo le previsioni, inoltre, El Niño potrebbe essere rimpiazzato da La Niña, un fenomeno meteorologico che soffia acqua calda nell’Atlantico, creando condizioni per più uragani. In questo modo, le temperature più calde osservate sulla superficie dell’Oceano Atlantico tropicale e del Mar dei Caraibi potrebbero contribuire ad una stagliano degli uragani più intensa.
Se le previsioni del NOAA fossero corrette, gli uragani quest’anno potrebbero rappresentare una grande sfida per la Federal Emergency Management Administration (FEMA), l’agenzia USA che si occupa della gestione delle emergenze. Infatti, l’emergenza covid-19 e il verificarsi di uragani particolarmente violenti potrebbero creare un mix letale che coglierebbe la FEMA del tutto impreparata.
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Il problema principale, infatti, riguarda la riduzione della spesa federale e statale per la gestione delle emergenza. L’amministrazione Trump ha ostacolato la risposta alle catastrofi con tagli al bilancio della FEMA, ignorando le crescenti minacce dei cambiamenti climatici. Nel 2018, alla ricerca di finanziamenti per il contrasto all’immigrazione e l’applicazione delle dogane, Trump ha deviato quasi 10 milioni di dollari dai fondi della FEMA.