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Il Polo Nord infiamma la stagione degli incendi

Gli Stati Uniti nord-occidentali stanno vivendo i peggiori incendi della loro storia. Oltre metà dei 20 roghi più grandi dal 1900 si sono verificati tra 2020 e 2021. La causa di questo trend? Va cercata al Polo Nord

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Foto di Reinhard Thrainer da Pixabay

Lo studio del Pacific Northwest National Laboratory sulla stagione degli incendi in USA

(Rinnovabili.it) – Il Bootleg Fire è durato un mese e mezzo, in Oregon ha devastato un’area grande come l’intera città metropolitana di Milano (1.600 km2), si è unito ad altri incendi più piccoli strada facendo, e ha impiegato più di 2.200 pompieri simultaneamente. A metà ottobre c’erano ancora 28 incendi di grandi dimensioni in 5 Stati degli USA. Dall’inizio dell’anno, negli Stati Uniti sono andati in fiamme più di 26mila km2, una superficie più grande del Piemonte o della Sicilia. Dei 20 incendi più devastanti da inizio ‘900, più della metà si sono verificati tra 2020 e 2021. Qual è la causa di una stagione degli incendi così intensa, lunga e in palese peggioramento anno dopo anno?

Secondo uno studio del Pacific Northwest National Laboratory pubblicato su Nature Communications, la spiegazione di una stagione degli incendi come quella degli ultimi anni va cercata molto più a nord. Nell’Artico, precisamente. La furia crescente del fuoco sugli Stati della costa occidentale degli USA, infatti, sarebbe un effetto direttamente collegato allo scioglimento del ghiaccio marino artico.

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I ricercatori hanno preso i dati sull’evoluzione della calotta artica negli ultimi 40 anni e li hanno incrociati con quelli degli incendi in America nord-occidentale appoggiandosi a una modellazione climatica. Il risultato? Gli studiosi hanno identificato un legame tra la diminuzione delle concentrazioni di ghiaccio marino nell’Artico tra luglio e ottobre, e una maggiore probabilità di grandi incendi nel Pacific North-West durante il seguente periodo settembre-dicembre.

La connessione si può spiegare con le modifiche alla circolazione atmosferica che derivano dallo scioglimento del ghiaccio marino artico. Questi cambiamenti generano condizioni meteorologiche più calde e secche, con un impatto visibile sull’andamento della stagione degli incendi. E non sono uno dei fattori meno importanti: anzi, secondo i risultati restituiti dal modello, quello che succede nell’Artico è importante almeno tanto quanto l’effetto di El Niño.

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