Il rapporto dell’UNCCD sulla siccità nel mondo
(Rinnovabili.it) – L’umanità è “a un bivio” e deve scegliere e continuare a credere che “un cambiamento marginale possa impedire un fallimento che è sistemico”, oppure se dare una sterzata decisa e agire. È con queste parole del segretario esecutivo dell’UNCCD Ibrahim Thiaw che l’agenzia ONU per il contrasto alla desertificazione lancia oggi il rapporto Drought In Numbers 2022, una fotografia della siccità nel mondo e della sua evoluzione in futuro.
Oggi, circa 1/3 della popolazione mondiale, vale a dire 2,3 miliardi di persone, sta già facendo i conti con la scarsità idrica. Un numero che è destinato a raddoppiare entro la metà di questo secolo. Il cambiamento climatico sta rendendo le siccità più intense e frequenti. Lo confermano i numeri dell’UNCCD.
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Dal 2000, il numero e la durata delle siccità nel mondo sono cresciuti ben del 29%. Questi eventi estremi rappresentano solo il 15% dei disastri climatici totali, ma sono quelli che reclamano il numero più alto di vite umane. Si stima che negli ultimi cinquant’anni le morti legate alla scarsità idrica siano 650.000 in tutto il pianeta. c’è poi da considerare anche l’aspetto economico. Sempre secondo i numeri dell’Agenzia ONU per il contrasto alla desertificazione, tra il 1998 e il 2017 le siccità hanno provocato perdite economiche in tutto il mondo pari a 124 miliardi di dollari.
Le prospettive sono di un netto peggioramento di questa situazione già critica. Entro la fine di questo decennio, saranno 700 milioni le persone a rischio di dover migrare a causa della siccità. Entro il 2040, un bambino su quattro trainare caratterizzate da gravissime carenze di acqua. Per il 2050 le siccità potrebbero colpire tre quarti della popolazione mondiale, cioè tra i 4,8 e i 5,7 miliardi di persone rispetto ai 3,6 miliardi di oggi.
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“Una delle soluzioni migliori e più complete è il ripristino del territorio, che affronta molti dei fattori alla base del degrado dei cicli idrici e della perdita di fertilità del suolo. Dobbiamo costruire e ricostruire i nostri paesaggi in modo migliore, imitando la natura laddove possibile e creando sistemi ecologici funzionali”, aggiunge Thiaw.