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Lo scioglimento della calotta glaciale eurasiatica innalzò gli oceani di 8m

calotta glaciale
By Jason Auch – originally posted to Flickr as IMG_0263, CC BY 2.0, Link

Fino ad oggi il contributo all’innalzamento dei mari durante l’ultimo periodo di deglaciazione da parte della calotta glaciale eurasiatica era ritenuto trascurabile. Un nuovo studio dimostra l’esatto contrario 

(Rinnovabili.it) – L’innalzamento del livello dei mari causato dallo scioglimento delle calotte polari è sempre più rapido e costituisce una seria minaccia per le società umane. Il rapido scioglimento dei ghiacci a cui stiamo assistendo attualmente potrebbe essere irreversibile. Per capire cosa potrebbe accadere e come reagire diviene sempre più necessario comprendere cosa sia accaduto in periodi analoghi, come alla fine dell’Ultimo massimo glaciale, iniziato circa 33.000 anni fa, quando vaste calotte coprivano gran parte dell’emisfero settentrionale. Le fasi finali del periodo di deglaciazione, dai 14.700 al 12.700 anni fa, hanno portato il tasso globale di innalzamento del livello dei mari a un picco superiore ai 4 centimetri all’anno. Fino ad oggi tuttavia il contributo a tale innalzamento da parte delle calotte glaciali eurasiatiche è stato considerato trascurabile.

All’epoca la calotta glaciale eurasiatica, che copriva gran parte della Scandinavia, conteneva circa il triplo della quantità d’acqua congelata presente ad oggi nella calotta della Groenlandia. Per questo motivo i dati relativi al suo ritiro sono stati ricalcolati da uno studio pubblicato su Nature Geoscience che ha scoperto come il rapido riscaldamento regionale abbia sciolto la calotta in pochi secoli, dai 300 ai 500 anni. In quell’arco di tempo la calotta glaciale eurasiatica avrebbe perso un volume di ghiaccio equivalente a un innalzamento globale del livello del mare dai 4,5 ai 7,9 metri

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Attraverso carotaggi di sedimenti provenienti dal Mare di Norvegia, i ricercatori hanno scoperto il legame tra lo scioglimento della calotta eurasiatica e un evento noto come Meltwater 1A, il più drammatico tra gli impulsi di fusione, avvenuto tra i 13.500 e i 14.700 anni fa. Durante questo periodo il livello globale degli oceani si innalzò di oltre 25 metri. L’autore principale dello studio, Jo Brendryen dell’Università norvegese di Bergen, ha affermato che ”gli studi sui nuclei di ghiaccio provenienti dalla calotta della Groenlandia suggeriscono come l’atmosfera in quella zona si sia riscaldata in pochi decenni fino a 14°C”. Per questo motivo ritengono che “tale riscaldamento sia stato il principale motore del collasso della calotta glaciale” e del conseguente innalzamento degli oceani. 

Ad oggi sono proprio i poli a surriscaldarsi maggiormente: Groenlandia e Antartide si sciolgono sei volte più velocemente rispetto al 1990. Inoltre le concentrazioni atmosferiche di CO2 superano attualmente le 415 parti per milione (ppm), mentre durante il periodo analizzato dai ricercatori equivalevano a circa 240 ppm. Per cercare di comprendere l’entità del problema, basti pensare che la sola calotta glaciale groenlandese, che in un unico anno, il 2019, ha perso più di 560 miliardi di tonnellate di massa, contiene abbastanza acqua congelata da poter innalzare globalmente il livello del mare di oltre 6 metri

È necessario ricordare anche che le calotte glaciali, quando iniziano a fondersi o a rompersi a causa dell’aumento della temperatura, possono raggiungere un “punto di non ritorno”: sono molti i ricercatori a temere che i ghiacci di Groenlandia e Antartide lo abbiano già superato. In ogni caso “rimangono comunque sconosciuti gli esatti “punti di non ritorno”, sia per le calotte glaciali del passato sia per le calotte attualmente presenti in Groenlandia e in Antartide”, come ha spiegato Brendryen. “I settori marittimi della calotta glaciale eurasiatica – conclude Brendryen – sono scomparsi quasi all’improvviso e non sono mai ricresciuti”. Visti i nuovi dati forniti dallo studio pare quindi che le massicce calotte glaciali marine possano, collassando, portare a un cambiamento totale dell’ecosistema terrestre in soli 300 o 500 anni. 

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