Sull’iniziativa i sauditi sono avari di dettagli. Non spiegano ad esempio che impatto avrà sulle risorse idriche del regno. E c’è chi pensa che sia un ‘aiutino’ alla compagnia statale del petrolio Aramco, pizzicata a truccare il computo delle sue emissioni annuali
Con la Saudi Green Initiative, Riad vuole contrastare il cambiamento climatico
(Rinnovabili.it) – Dieci miliardi di alberi tra le sabbie dell’Arabia Saudita. A cui si aggiungono altri 40 miliardi di piante nei paesi vicini, dalla Giordania al Sudan. L’iniziativa annunciata da Riad per contrastare cambiamento climatico e deforestazione – battezzata Saudi Green Initiative – ha grandi numeri ma pochi dettagli. E fa emergere anche qualche dubbio sulle reali intenzioni della famiglia regnante, che basa la sua ricchezza e la forza politica del paese sugli idrocarburi.
Formalmente, l’iniziativa è stata presentata come una costola di Vision 2030, l’ambizioso piano del controverso erede al trono saudita Mohamed bin Salman per accompagnare la transizione ecologica del paese e traghettarlo in un’epoca post-petrolio. Gli organi di stampa ufficiali e semi-ufficiali del regno sottolineano la volontà di contrastare la deforestazione (vanno persi 120mila ettari di foresta l’anno) e supportare la biodiversità. Ma tra gli scopi è citato anche l’abbattimento delle emissioni.
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Mohamed bin Salman ha snocciolato altri dati ancora. I miliardi di dollari persi ogni anno per le tempeste di sabbia, facilitate dalla desertificazione: 13. Gli anni di aspettativa di vita in meno a causa dei gas serra: 1,5. Meno dettagli – anzi: nessuno – su quale impatto sulle risorse idriche dell’assetato regno avrà il progetto. E tra gli osservatori c’è chi sospetta che l’iniziativa possa servire più che altro per aiutare il colosso statale degli idrocarburi, Saudi Aramco, a restare a galla.
La riforestazione è una delle soluzioni nature-based con cui le aziende possono compensare le proprie emissioni di gas serra. Una soluzione a basso costo e con risultati immediati per chi, come Aramco, è finita da alcuni mesi sotto la lente degli investitori. La compagnia infatti non avrebbe dichiarato tutte le sue emissioni nel rapporto annuale. Anzi, ne avrebbe dichiarate la metà, ‘dimenticando’ di possedere raffinerie e altri siti produttivi (e inquinanti). L’ammanco non è poco: la svista è pari alle emissioni annuali del Portogallo. La Saudi Green Initiative, sospettano i critici, aiuterebbe a rimettere in sesto il bilancio senza intervenire davvero sulle emissioni reali di gas serra.
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