È sempre più probabile (56%) che “il Bambino” diventi forte entro l’inverno
(Rinnovabili.it) – A maggio le temperature del Pacifico centrale e occidentale all’altezza dell’equatore sono state oltre 0,5°C più calde della norma e si prevede che l’anomalia prosegua nei prossimi mesi. Sono le condizioni che sanciscono ufficialmente il ritorno di El Niño. Lo ha annunciato ieri la Noaa (National Ocean and Atmospheric Administration) statunitense.
“Le condizioni di El Niño sono presenti e si prevede che si rafforzino gradualmente nell’inverno 2023-24 dell’emisfero settentrionale”, ha fatto sapere l’ente americano. Secondo la Noaa, c’è una probabilità molto elevata, dell’84%, che il Bambino diventi più che moderato per intensità durante l’autunno. Mentre le chances di vedere un Niño forte, cioè caratterizzato da anomalie termiche superiori a 1,5 gradi, è del 56%. Il picco di intensità è atteso per l’inverno boreale. C’è poi il 25% di probabilità che si concretizzi un Niño particolarmente forte.
Il ritorno di El Niño, che si verifica ogni 2-7 anni, potrebbe essere quindi simile all’ultimo episodio del 2015-16. Non solo per l’intensità, ma anche per il tipo di impatto che può avere su certe regioni. Gli effetti del Bambino, infatti, dipendono da quale quadrante del Pacifico ha le acque più calde. Otto anni fa, come oggi, il primato spetta al Pacifico centrale.
Le conseguenze del ritorno di El Niño
Le conseguenze più attese a livello globale riguardano le temperature. Quest’anno il Bambino si è sviluppato in anticipo rispetto alla norma e, se diventasse intenso in autunno, potrebbe far segnare nuovi record di caldo già quest’anno. La comunità scientifica è invece piuttosto concorde sul fatto che ci siano ottime chances che il 2024 diventi l’anno più caldo di sempre. L’effetto di El Niño, infatti, potrebbe aggiungere circa 0,2°C alle temperature medie. Visto che il riscaldamento globale è a circa 1,2°C, è anche possibile che sforeremo la soglia degli 1,5 gradi. Un recente rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale sosteneva che ciò avverrà comunque entro i prossimi 5 anni.
C’è poi il capitolo siccità e alluvioni. El Niño agisce a livello globale perché è in grado di influenzare i pattern di precipitazioni in tutto il globo. Tendenzialmente, anche se non si tratta di una regola ferrea, le aree che negli ultimi anni – con la presenza della Niña, il corrispettivo “freddo” – hanno avuto siccità o deficit di precipitazioni evidenti dovrebbero ricevere più piogge. E viceversa. E in Europa? Di solito il ripresentarsi di El Niño si traduce in inverni più secchi e freddi sul Nord Europa e più umidi e piovosi sul Sud Europa.