Rinnovabili • Risorse idriche: declino è “permanente” a causa del cambiamento climatico Rinnovabili • Risorse idriche: declino è “permanente” a causa del cambiamento climatico

Da 20 anni c’è un crollo dell’acqua conservata nei suoli. Potrebbe essere permanente

Potremmo trovarci di fronte a un cambiamento permanente nel bilancio idrico terrestre. Riscaldamento globale e più evapotraspirazione hanno cancellato 2mila mld di t di acqua dai suoli del Pianeta. Con quali conseguenze?

Risorse idriche: declino è “permanente” a causa del cambiamento climatico
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In tutto il Pianeta, il suolo sta perdendo acqua, e quindi umidità, a ritmi senza precedenti. Le risorse idriche conservate nei suoli si sono ridotte di più di 2.000 miliardi di tonnellate negli ultimi 20 anni. Un valore che supera di più del doppio la perdita di ghiaccio in Groenlandia nel periodo 2002-2006. Il motivo? È uno degli impatti del cambiamento climatico, tra riscaldamento globale e aumento dell’evapotraspirazione. Lo ha calcolato uno studio pubblicato di recente su Science.

Il bilancio idrico terrestre è in drastico cambiamento

Il riscaldamento globale sta alterando in modo significativo il ciclo dell’acqua sulla Terra, con impatti sempre più evidenti sulle risorse idriche disponibili. Secondo lo studio condotto dal professor Dongryeol Ryu dell’Università di Melbourne e dal suo collaboratore Ki-Weon Seo, l’evoluzione del clima ha portato a cambiamenti sostanziali nei flussi d’acqua superficiali. Come? Causando alterazioni nei regimi di precipitazione ed evapotraspirazione.

Vediamo i dati. Il calo dell’acqua nei suoli è stato particolarmente accentuato nel 2000-2002, con una diminuzione di circa 1.614 miliardi di tonnellate di umidità del suolo. Una quantità che corrisponde quasi al doppio della massa di ghiaccio persa dalla Groenlandia nello stesso periodo, pari a circa 900 mld t.

La situazione è ulteriormente peggiorata negli anni successivi, con un’ulteriore perdita di 1.009 mld t tra il 2003 e il 2016.

Aspetto ancora più significativo per comprendere la portata di questo fenomeno: l’umidità del suolo non ha mostrato segni di recupero fino al 2021. A partire da questi dati, gli autori ipotizzano che potremmo trovarci di fronte a un cambiamento permanente nel bilancio idrico terrestre – almeno, se le attuali condizioni climatiche dovessero persistere, scenario alquanto probabile.

L’impatto del cambiamento climatico sul ciclo dell’acqua

L’aumento delle temperature globali ha reso l’atmosfera sempre più capace di trattenere umidità – il 7% in più per ogni aumento della temperatura di 1°C. Cresce, cioè, la “domanda evaporativa”, la capacità dell’atmosfera di assorbire umidità dalla terra, dalla vegetazione e dalle acque superficiali. Questo fenomeno, combinato con alterazioni nei modelli di precipitazione, è alla base del progressivo inaridimento dei suoli osservato negli ultimi decenni.

“Sembra che i terreni abbiano perso la loro elasticità nel recuperare i livelli precedenti di umidità”, spiegano gli autori. Anche quando si verificano eventi di pioggia intensa dopo periodi di siccità, i suoli non riescono più a immagazzinare l’acqua come in passato.

Una nuova misurazione delle risorse idriche

Misurare le variazioni dell’umidità del suolo su scala globale ha sempre rappresentato una sfida per la comunità scientifica. Per superare questo ostacolo, i ricercatori hanno adottato un approccio innovativo, combinando 4 diverse fonti di dati:

  1. Il modello di rianalisi ERA5-Land del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF), che stima l’acqua presente nei primi metri di suolo.
  2. I dati della missione satellitare GRACE (Gravity Recovery and Climate Experiment), una collaborazione tra NASA e Centro aerospaziale tedesco, che monitora dal 2002 le variazioni nella gravità terrestre, fornendo informazioni su esaurimento delle acque sotterranee, perdita dei ghiacciai e innalzamento del livello marino.
  3. Un dataset che misura le fluttuazioni nella rotazione terrestre. La redistribuzione di ghiaccio e acqua sul pianeta, come lo scioglimento dei ghiacciai e l’esaurimento delle acque sotterranee, provoca una leggera oscillazione dell’asse terrestre, un fenomeno noto come “polar motion” o movimento polare.
  4. Dati sull’altezza media globale del livello del mare, raccolti da satelliti.

Combinando questi set di dati, lo studio arriva a raccogliere delle prove convincenti sul calo dell’acqua immagazzinata nei suoli e a ipotizzare che sia in atto un cambiamento irreversibile nelle risorse idriche terrestri sotto l’influenza del cambiamento climatico.

Quali sono le conseguenze del crollo delle risorse idriche nei suoli?

L’impatto della riduzione dell’acqua nei suoli è particolarmente preoccupante per il settore agricolo, spiega lo studio. Aumenta la frequenza e la gravità delle siccità agricole. Secondo lo studio, anche dopo anni particolarmente secchi, come quelli influenzati da El Niño, i suoli non riescono più a recuperare completamente la loro umidità negli anni successivi più piovosi, a causa della crescente domanda evaporativa.

Questo significa che gli agricoltori si trovano ad affrontare condizioni sempre più difficili, con suoli progressivamente più aridi che richiedono più irrigazione, proprio mentre le risorse idriche disponibili diminuiscono.

Un’altra conseguenza è l’accelerazione dell’aumento del livello dei mari. Il declino dell’acqua immagazzinata sulla terra, calcolano gli autori, ha causato un aumento del livello medio globale del mare di circa 2 millimetri all’anno nel periodo 2000-2002.

Un tasso di innalzamento “senza precedenti” e “significativamente più alto” rispetto al tasso attribuibile alla perdita di massa di ghiaccio della Groenlandia, che è di circa 0,8 millimetri all’anno. Ciò significa che, all’inizio del nostro secolo, la perdita di acqua terrestre potrebbe essere stata il fattore dominante dell’innalzamento del livello marino.

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