Rinnovabili • Rischio climatico: perché le aziende faticano a valutarlo correttamente

Il rischio climatico è ancora il punto cieco delle aziende

Un dossier del WRI analizza le principali linee guida per le aziende per integrare l’assessment del rischio climatico nei loro piani e ne rivela tutte le mancanze

Rischio climatico: perché le aziende faticano a valutarlo correttamente
Foto di Coco Zinva da Pixabay

Mancano strumenti adatti per valutare il rischio climatico

(Rinnovabili.it) – Gli strumenti a disposizione delle aziende per integrare nei loro piani il rischio climatico sono tutt’altro che adeguati. Lo spiega un dossier dettagliato del World Resource Institute (WRI), che passa al setaccio le linee guida predisposte da 6 big del settore come la Task Force on Climate-related Financial Disclosure (TCFD) e il Sustainable Accounting Standards Board (SASB).

La valutazione del rischio climatico per gli asset di un’azienda è un’operazione tutt’altro che scontata. Di recente un articolo scientifico pubblicato su Nature Climate Change spiegava che un grande problema di fondo è la traducibilità dei modelli climatici predittivi su scale temporali e geografiche più ridotte di quelle per cui questi strumenti sono stati creati. In breve: i modelli identificano delle tipologie di rischio specifiche e prevedono, ad esempio, l’intensificarsi di certi eventi climatici estremi. Ma non possono dire che un certo evento si verificherà proprio in una località e in un anno preciso. Peccato che sia di queste informazioni, sul brevissimo e breve termine, che le aziende hanno bisogno per valutare i propri asset.

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La ricerca di WRI fa un passo in più e spiega che gli strumenti che oggi usiamo per tradurre i modelli scientifici in linee guida maneggiabili dalle aziende fanno acqua da tutte le parti. Innanzitutto, questi strumenti “non copr[ono] tutti i rischi climatici fisici” che invece sono studiati dai report IPCC, tanto che ben “cinque tipi di pericoli, come l’acidificazione degli oceani e le tempeste di polvere, non sono trattati in nessuno dei documenti di orientamento, mentre altri, come le frane e le precipitazioni estreme, hanno ricevuto bassi livelli di copertura”, si legge nel dossier di WRI.

Problemi analoghi anche su un altro punto cruciale per la valutazione del rischio climatico: i parametri da impiegare. Spesso, rileva WRI, le linee guida disponibili non fanno “nemmeno riferimento a una serie completa di metriche per quantificare il rischio climatico fisico”. Manca “una comprensione e un approccio comuni per identificare e valutare” il rischio climatico.