Un rapporto di Verisk Maplecroft analizza 16 indicatori di rischio climatico, sia acuti che cronici, per un gruppo di 30 paesi che insieme sono responsabili del 90% dei gas serra mondiali. 1 su 3 è ad alto rischio. Soprattutto per l’aumento del caldo estremo. E anche nello scenario emissivo più ottimistico
Cina e Stati Uniti eviteranno l’impatto maggiore del rischio climatico
Un terzo dei più grandi inquinatori subirà le conseguenze peggiori della crisi climatica che essi stessi alimentano. Per 11 dei 30 paesi che generano più gas serra, il rischio climatico resterà su livelli molto elevati in qualsiasi scenario emissivo, anche quelli più ottimisti. Lo sostiene un rapporto di Verisk Maplecroft che valuta l’impatto potenziale di 16 indicatori di rischio, sia acuti che cronici, su un gruppo di paesi che insieme sono responsabili di circa il 90% delle emissioni climalteranti di origine antropica.
“Mentre la maggior parte dei principali emettitori che causano il riscaldamento globale soffriranno in una certa misura, i nostri dati identificano i mercati ad alto tasso di carbonio che dovranno intraprendere un adattamento estremo per proteggere le loro popolazioni, società ed economie – in particolare se, come previsto, le temperature superficiali medie superano la soglia di 2°C”, spiegano gli autori.
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Tra i paesi con il più alto rischio climatico figurano Malesia, Iraq, Messico e Australia, che secondo il rapporto sono comunque destinati a subire l’impatto più pesante anche se la traiettoria delle emissioni globali iniziasse a scendere in modo compatibile con il rispetto dell’Accordo di Parigi. Ma il quadro è significativamente compromesso anche per paesi come Brasile, India, Arabia Saudita, Tailandia ed Emirati Arabi Uniti. Per i due maggiori inquinatori globali, Cina e Stati Uniti, il rischio climatico resta invece a livelli inferiori.
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A rappresentare il pericolo maggiore – e quindi l’aspetto su cui occorre sviluppare prima e meglio politiche di adattamento efficaci – è il caldo estremo. “Eventi meteorologici estremi più frequenti e intensi saranno dannosi, ma il caldo stesso sarà probabilmente la più grande minaccia per l’attività economica e per la vita umana in questi paesi”, sottolinea il rapporto. Per gli 11 paesi più a rischio, il numero di giorni l’anno con temperature superiori a 35°C aumenta notevolmente entro il 2080. E in molte regioni all’interno di questi paesi, tra poco più di 50 anni, i giorni con caldo estremo potrebbero coprire praticamente tutto l’anno. Soprattutto in Malesia, Messico e Brasile.