I dati dell’ISAC-CNR
(Rinnovabili.it) – E’ stato l’inverno più caldo da 220 anni a questa parte per il Belpaese. Il riscaldamento globale in Italia nei mesi invernali (dicembre, gennaio e febbraio) ha toccato quota +2,19°C rispetto alla media del periodo 1991-2020. Praticamente un intero grado in più rispetto all’inverno 2022/2023. Lo si apprende dall’elaborazione dei dati fornita dall’ISAC-CNR.
L’anomalia termica è stata distribuita su tutta la penisola. Tutte le tre macro-regioni italiane registrano valori record per le temperature medie. Il riscaldamento globale in Italia continua a graffiare di più al Nord, che chiude con +2,46°C, mentre il Centro arriva a 2,25°C e il Sud a 2,01°C. Un inverno che è stato caratterizzato da minime decisamente miti, in media +2,07°C sull’intero territorio nazionale. Ma, di nuovo, soprattutto al Nord, con un valore di +2,41°C.
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Ma anche da temperature massime decisamente anomale, con una media di +2,3°C rispetto agli ultimi 30 anni. Sull’arco alpino, soprattutto attorno a metà febbraio, si sono registrati infatti valori assolutamente fuori scala, anche 10-12°C sopra la media. Sempre a febbraio, secondo le stime di Fondazione CIMA, l’equivalente idrico nivale rispetto alla media del 2011-2022 segnava -64%.
Di conseguenza, il dato per il solo mese di febbraio rivela temperature molto lontane dalla norma. La media nazionale si attesta a +3,09 gradi, con un picco al Nord di +3,78°C. Il Centro segue con +2,86°C mentre il Sud è l’unica macro-regione per cui il dato di febbraio non è il record assoluto: con +2,63 gradi resta dietro all’eccezionale febbraio del 2016 (un altro anno caratterizzato da El Nino). Il dato del mese scorso è poi particolarmente anomalo per le temperature minime, con le regioni settentrionali che arrivano a +4,13°C sulla media degli ultimi 30 anni.
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Con i primi due mesi dell’anno, l’Italia nel complesso ha accumulato un livello di riscaldamento globale pari a +2,36°C.