Il rapporto Ispra fotografa l’impatto del riscaldamento globale nel Belpaese
(Rinnovabili.it) – Nel 2020 l’Italia ha già superato gli 1,5 gradi di riscaldamento globale. Mentre alla COP26 di Glasgow la diplomazia del clima discute ancora se puntare all’obiettivo di 2°C o a quello mezzo grado più basso, il Belpaese è già entrato in un’epoca in cui l’impatto del cambiamento climatico si vede e si tocca con mano. La fotografia è dell’Ispra, che pubblica il XVI Rapporto “Gli indicatori del clima in Italia” dove illustra l’andamento del clima nel corso del 2020 e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni in Italia.
Ogni 10 anni, la temperatura media in Italia cresce di 0,39°C. Ma i massimi crescono più rapidamente, a un ritmo di 0,42 gradi per decennio. E tra le stagioni quella che diventa più bollente è l’estate, con una crescita di 0,5°C ogni decade. Valori in aumento, trainati dal fatto che i 10 anni appena trascorsi sono stati i più caldi di sempre. Il 2020 ha toccato i +1,54 gradi, un decimale in più del valore registrato a livello globale. Ed è stato anche il 24° anno consecutivo con anomalia positiva rispetto alla norma. “Ad eccezione di ottobre in tutti i mesi dell’anno la temperatura media in Italia è stata superiore alla norma, con un picco di anomalia positiva a febbraio (+2.88°C), seguito da agosto (+2.49°C)”, nota l’Ispra nel rapporto.
Leggi anche Vertice sul clima, l’Italia dice sì alla BOGA ma non ferma le trivelle
Sul fronte delle precipitazioni il quadro è misto. Piove molto di meno della norma su Alpi occidentali, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, con punte anche di -80%. Altrove, invece, il riscaldamento globale porta un incremento della piovosità media: sull’arco alpino centrale ed orientale (parte della Lombardia e soprattutto Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), Liguria e il primo tratto di Appennino tosco-emiliano.
Quali sono i territori più sotto stress? Alto Piemonte e Liguria hanno visto a inizio ottobre 2020 piogge eccezionali, con punte di 511 mm in 24 ore in provincia di Verbania. Le isole sono invece quelle più colpite dalla siccità. “L’indice di siccità “Consecutive Dry Days” (CDD), che rappresenta il numero massimo di giorni asciutti consecutivi nell’anno, ha fatto registrare i valori più alti in Sardegna ad in Sicilia (fino a 90 giorni secchi consecutivi)”, si legge nel dossier.
Leggi anche Sviluppo delle energie rinnovabili, l’Italia perde terreno in classifica