Lo scenario Onu peggiore di riscaldamento globale potrebbe essere sottostimato
(Rinnovabili.it) – I ghiacci della Groenlandia si sciolgono più in fretta del previsto. Più in fretta anche di quanto gli scienziati immaginavano nello scenario peggiore di riscaldamento globale. Lo rivela una ricerca condotta da studiosi danesi e britannici sui 3 più vasti ghiacciai che si trovano sull’isola: il Jakobshavn Isbrae, il Kangerlussuaq e l’Helheim.
Per ricavare i nuovi dati su una serie storica il più ampia possibile, ovvero di almeno un secolo, i ricercatori hanno usato anche fotografie aeree scattate fin dai primi del Novecento (in mancanza di quelle satellitari). Oltre a integrare questi dati con quelli provenienti dalle misurazioni storiche del livello dei ghiacci della Groenlandia, che iniziarono già a fine Ottocento.
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Tirate le somme, il team ha verificato che Jakobshavn Isbrae ha perso più di 1.500 mld di t di ghiaccio tra il 1880 e il 2012. Mentre Kangerlussuaq e Helheim hanno perso 1.400 mld e 31 mld di tonnellate tra il 1900 e il 2012, rispettivamente. Il volume di ghiaccio sciolto in questo lasso di tempo ha già fatto innalzare il livello dei mari di 8 millimetri.
Può sembrare poco, ma in realtà questo dato la dice lunga sul ritmo del riscaldamento globale nella regione. Infatti, secondo lo scenario peggiore (RCP8.5) previsto dall’IPPC, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu, con un riscaldamento di circa 3°C i tre ghiacciai dovrebbero contribuire ad alzare il livello delle acque di 9,1-14,9 mm entro il 2100.
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Ma lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications, sottolinea che l’aumento della temperatura previsto alle condizioni dell’RCP8.5 supera di più di 4 volte l’aumento che si è verificato durante il XX secolo. Quando i tre ghiacciai della Groenlandia avevano già aggiunto 8 mm ai mari.
“Lo scenario peggiore è sottostimato. La perdita di ghiaccio può essere da tre a quattro volte maggiore di quanto previsto in precedenza per i tre ghiacciai considerati in questo studio”, commenta Shfaqat Abbas Khan, prima firma dello studio.