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Le nuove stime sul riscaldamento globale futuro sono preoccupanti

L'interazione tra sensibilità climatica e ciclo del carbonio potrebbe causare un aumento delle temperature globali ben superiore alle previsioni attuali. Anche con scenari di emissioni moderati

Riscaldamento globale futuro: PIK, molto difficile stare sotto 2°C
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Ci possiamo fidare degli scenari emissivi dell’IPCC per calibrare le politiche climatiche sul riscaldamento globale futuro? Non del tutto: stiamo sottovalutando un tassello fondamentale, la sensibilità climatica. Un meccanismo del sistema climatico della Terra che rischia di innescare effetti feedback positivi. E generare un aumento della temperatura molto più sostanzioso di quello previsto.

Il riscaldamento globale futuro potrebbe essere molto più grave di quanto previsto

Lo sostiene un nuovo studio del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK). La tesi? L’interazione tra sensibilità climatica e ciclo del carbonio potrebbe causare un aumento delle temperature globali ben superiore alle previsioni attuali. Anche con scenari di emissioni moderati.

La ricerca, pubblicata su Environmental Research Letters, sottolinea l’urgenza di considerare tutti i possibili feedback climatici nelle proiezioni future. E aumenta la preoccupazione sulla fattibilità degli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

La sensibilità climatica: un fattore cruciale nelle proiezioni sul riscaldamento globale

La sensibilità climatica all’equilibrio (ECS) rappresenta uno dei parametri fondamentali per comprendere il cambiamento climatico futuro. Questo valore misura di quanto aumenterebbe la temperatura media globale in risposta a un raddoppio della concentrazione di CO2 nell’atmosfera.

L’ultimo rapporto dell’IPCC (il Panel intergovernativo Onu sul cambiamento climatico) indica che l’ECS si colloca “molto probabilmente” tra 2°C e 5°C, con una stima centrale di circa 3°C.

Questo ampio intervallo di incertezza ha conseguenze enormi sulle proiezioni del riscaldamento globale futuro. Finora, la maggior parte delle valutazioni si è concentrata su valori medi di ECS, trascurando le possibili implicazioni di valori più elevati.

“La sensibilità climatica è soggetta a notevoli incertezze”, spiega lo studio. “Mentre i modelli climatici di ultima generazione mostrano un’ampia gamma di valori ECS, compresi tra 1,8°C e 5,6°C, valori ancora più alti non possono essere completamente esclusi con le conoscenze attuali”.

Gli scenari emissivi e le loro implicazioni

I ricercatori hanno utilizzato il modello di sistema terrestre CLIMBER-X per simulare l’evoluzione del clima nei prossimi 1000 anni (è il 1° studio a usare una scala temporale così lunga) sotto diversi scenari di emissioni di gas serra definiti dall’IPCC:

  • SSP1-2.6: uno scenario di emissioni basse, generalmente associato a un riscaldamento massimo di 1,5°C;
  • SSP4-3.4: uno scenario di emissioni medio-basse, associato a un riscaldamento di circa 2°C;
  • SSP2-4.5: uno scenario di emissioni intermedie, associato a un riscaldamento di circa 3°C (è la traiettoria su cui ci troviamo attualmente).

Questi scenari riflettono diverse possibili traiettorie di sviluppo socioeconomico e politiche climatiche. Anche se gli scenari più estremi (come SSP5-8.5) stanno diventando meno probabili grazie ai progressi nella decarbonizzazione dell’economia globale, gli scenari intermedi come SSP2-4.5 rimangono plausibili.

L’effetto amplificatore dei feedback del ciclo del carbonio

La novità di questo studio consiste nell’aver analizzato l’interazione tra diversi valori di sensibilità climatica e i feedback del ciclo del carbonio, inclusi alcuni processi raramente considerati nei modelli climatici standard come le emissioni di metano dalle zone umide e il rilascio di carbonio dal permafrost.

I risultati sono allarmanti: l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 2°C è raggiungibile solo con scenari di emissioni basse. Scenari che, oggi, sono ormai già quasi fuori portata. Non basta: il PIK afferma che possiamo restare sotto i 2 gradi solo se, contemporaneamente, l’ECS è inferiore a 3,5°C. Con un ECS di 5°C, il riscaldamento massimo in tutti gli scenari considerati più che raddoppia rispetto a quanto previsto con un ECS di 3°C.

Ancora più preoccupante è il fatto che circa il 50% di questo riscaldamento aggiuntivo è attribuito a feedback positivi del ciclo del carbonio, con contributi comparabili da CO2 e CH4 (metano). Questi feedback creano un pericoloso effetto moltiplicatore che intensifica ulteriormente il riscaldamento.

In estrema sintesi: anche scenari di emissioni considerati compatibili con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi potrebbero portare a un riscaldamento molto superiore ai 2°C se l’ECS fosse più alta del previsto.

“L’interazione tra una potenziale alta sensibilità climatica e i feedback del ciclo del carbonio potrebbe aumentare drasticamente il riscaldamento futuro, dimostrando l’importanza di considerare correttamente tutti i principali feedback climatici e le relative incertezze nelle proiezioni dei cambiamenti climatici futuri”, concludono i ricercatori.

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.