Insieme all’Artico, il continente europeo ha segnato il record di global warming nel mese scorso. I livelli di umidità al suolo e di precipitazioni sono preoccupanti per tutta l’Europa mediterranea, soprattutto in Spagna e Portogallo
Gli ultimi dati Copernicus sul riscaldamento globale
(Rinnovabili.it) – Febbraio quasi di pausa per il riscaldamento globale, ma non in Europa. Le temperature a livello mondiale sono state appena 0,23°C più calde della media 1991-2020, ben più basse di quelle registrate negli anni record del 2016, 2017 e 2020. Ma abbastanza alte per classificare il mese appena concluso come il 6° febbraio più caldo di sempre. Sul continente europeo, invece, la colonnina di mercurio è stata di ben 2,4 gradi sopra la media. E la stagione invernale europea 2021/22, nel complesso, è stata quasi 1°C più calda della media degli ultimi 30 anni.
Il riscaldamento globale corre ancora in Europa
L’anomalia termica positiva ha riguardato tutta Europa, con le sole eccezioni dell’Islanda e delle isole Svalbard. I picchi maggiori sono nella Russia europea, a ovest degli Urali, e nelle regioni centro-orientali del continente. Lo rivelano i dati di Copernicus, il sistema di monitoraggio satellitare dell’UE, che ha pubblicato oggi i risultati per il mese di febbraio.
Insieme alla regione artica, l’Europa nell’ultimo mese è stata la zona del Pianeta dove il riscaldamento globale si è fatto sentire di più. Un primato che dà da pensare se si guarda cosa è successo nel frattempo nell’emisfero australe, al picco dell’estate: onde di calore possenti tra Argentina e Brasile, anche se meno che a gennaio, e record di caldo sullo spicchio sud-ovest dell’Australia. L’aumento relativo di temperatura, però, è stato maggiore in Europa.
I satelliti di Copernicus certificano anche lo stato di estrema siccità che sta colpendo gran parte del continente. “Nel febbraio 2022, gran parte dell’Europa sud-occidentale ha visto condizioni più secche della media, con la penisola iberica e altre parti del Mediterraneo occidentale che hanno visto in particolare anomalie di umidità del suolo molto grandi”, scrivono i ricercatori del programma UE. “Le precipitazioni e l’umidità del suolo indicano anche condizioni più secche della media in molte altre parti dell’Europa meridionale e in alcune parti dell’Europa orientale”.
Sull’Italia, le precipitazioni sono state sopra la media soltanto nella porzione di fascia adriatica tra Marche e Molise, mentre l’umidità del suolo tocca i picchi negativi nel nord-ovest e su tutto l’arco alpino, oltre che sulle isole maggiori.