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Riscaldamento globale e flussi di carbonio negli ecosistemi artici e alpini

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Come sarà il futuro del Pianeta?

Quali saranno le ripercussioni del riscaldamento globale sugli ecosistemi artici e alpini? E in particolare, quale azione svolgeranno sul rilascio della CO2?

Sembra che con il riscaldamento globale il rilascio di anidride carbonica sarà quattro volte maggiore rispetto a quanto rilevato in precedenza, ma soprattutto potrebbe agire retroattivamente, ovvero potrebbe addirittura rafforzare le cause del cambiamento climatico.

70 scienziati studiano il futuro delle regioni artiche e alpine

Il nuovo studio internazionale Environmental drivers of increased ecosystem respiration in a warming tundra, pubblicato in “Nature”, giunge a questa preoccupante conclusione.

Grazie a questo studio, pertanto, sarà possibile prevedere il futuro delle regioni artiche e alpine e l’aumento dei tassi di respirazione per l’intera tundra globale. Inoltre, si otterranno informazioni più dettagliate riguardo alle variazioni spaziali di tale risposta.

Il gruppo di ricerca, composto da oltre 70 scienziati, ha raccolto i dati derivati da 56 esperimenti di manipolazione climatica sparsi nella tundra artica e alpina.

Per l’Italia hanno partecipato quattro ricercatori dell’Università di Parma: Alessandro Petraglia e Michele Carbognani, docenti del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale, che da più di venti anni studiano gli effetti del riscaldamento globale sulle comunità vegetali alpine.

T’ai Gladys Whittingham Forte e Giorgio Chiari sono invece due contrattisti che hanno conseguito il dottorato di ricerca nel laboratorio di Geobotanica ed Ecologia Vegetale.

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Simulazioni di riscaldamento globale

L’indagine è stata condotta dalla rete ITEX (International Tundra EXperiment), che studia l’impatto del riscaldamento globale sugli ecosistemi della tundra. ITEX ha utilizzato i dati sull’emissione di anidride carbonica raccolti in 28 siti di tundra in condizioni analoghe di riscaldamento sperimentale.

Per simulare lo scenario futuro più caldo sono ricorsi alle Open Top Chambers, strutture simili a micro-serre in grado di aumentare la temperatura di una porzione dell’ecosistema.

«Comprendere come i processi ecosistemici saranno influenzati dal cambiamento climatico e come tali effetti agiranno sul clima stesso è di vitale importanza per prevedere le condizioni future del nostro Pianeta. I risultati di questa ricerca rappresentano una solida base per migliorare i modelli climatici, ma possiamo fare di più.

Infatti, stiamo conducendo ulteriori esperimenti per analizzare come gli ecosistemi si stanno trasformando nel tempo anche in funzione degli altri cambiamenti in atto, tra i quali la riduzione della copertura nevosa e i sempre più frequenti episodi di siccità che colpiscono anche gli ecosistemi d’alta quota», spiega Alessandro Petraglia.

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Le emissioni di CO2 aumentano in media del 30%

Gli esperimenti hanno mostrato un rialzo medio della temperatura dell’aria e del suolo di +1.4 K e +0.4 K e l’umidità del suolo si è ridotta di 1.6%. Ne è derivato un aumento medio delle emissioni di CO2 del 30% nella stagione vegetativa. Una condizione che è perdurata per almeno 25 anni dall’inizio degli esperimenti.

Tuttavia, l’aumento di rilascio di carbonio non sarà uguale dovunque, perché dipende dalle condizioni del suolo, dalle concentrazioni di azoto e dal pH.

Alcune aree, hanno osservato gli studiosi, sono più sensibili al riscaldamento, ad esempio alcune zone della Siberia e del Canada. Raccogliendo un maggior numero di dati locali riguardanti il suolo si potrà comprendere meglio la risposta degli ecosistemi al riscaldamento globale e quindi fare previsioni più precise.

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