Il 2024 sta per diventare ufficialmente l’anno più caldo della storia. Battendo il record stabilito appena 12 mesi fa, quando il termometro globale era arrivato 1,48°C di riscaldamento globale sopra la media del periodo pre-industriale (1850-1900). Ad un soffio dalla soglia di 1,5 gradi, il limite più ambizioso stabilito dall’Accordo di Parigi sul clima. Quest’anno, invece, sarà il primo a sforare questo limite. E di parecchio. Secondo l’agenzia satellitare UE Copernicus, il 2024 si dovrebbe chiudere con circa +1,6°C.
In attesa dell’ufficialità del nuovo record, giriamo il foglio del calendario e vediamo cosa ci riserva il riscaldamento globale nel 2025.
Riscaldamento globale: il 2025 sarà uno dei 3 anni più caldi
Una delle stime più attendibili sull’andamento annuale della anomalia globale della temperatura è quella formulata dal MET Office britannico.
Secondo l’agenza UK, il 2025 sarà uno dei tre anni più caldi mai registrati, subito dopo il 2024 e il 2023. La temperatura media globale nel 2025 è stimata tra 1.29°C e 1.53°C sopra i livelli preindustriali, con una stima centrale di 1.41°C.
“È interessante notare che le calde temperature globali previste per il 2025 si verificano nonostante il Pacifico tropicale si stia muovendo verso una fase di La Niña che sta determinando condizioni leggermente più fredde”, nota Adam Scaife del MET Office.
“Un anno fa le nostre previsioni per il 2024 hanno evidenziato la prima possibilità di superare 1,5°C”, aggiunge il suo collega Nick Dunstone. “Sebbene ciò sembri essere accaduto, è importante riconoscere che un superamento temporaneo di 1,5°C non significa una violazione dell’accordo di Parigi. Ma il primo anno sopra 1,5°C è sicuramente una pietra miliare che fa riflettere nella storia del clima”.
Sforare 1,5 gradi ai sensi dell’Accordo di Parigi implica che la media sui 30 anni superi 1,5 gradi.
Perché il balzo del global warming nel 2024?
Il 2025 non dovrebbe quindi segnare nuovi record assoluti, interrompendo così la lunghissima striscia di primati mensili che si protrae ormai da più di 16 mesi.
Una striscia alimentata sia da un El Niño particolarmente potente, sia da altri fattori su cui la comunità scientifica non è ancora riuscita a fare pienamente luce. L’ipotesi più accreditata è che il surplus inatteso di riscaldamento globale abbia un’origine umana, non naturale, e sia in realtà una quota di global warming che finora era solo rimasta nascosta.
Dipenderebbe dal calo dell’inquinamento delle navi, che ha portato a meno aerosol in atmosfera. Queste particelle riflettevano nello spazio parte della radiazione solare in arrivo sul Pianeta, che adesso viene invece incamerata dall’atmosfera e dagli oceani.
La mancata comprensione del ruolo effettivo di questi fattori aumenta l’incertezza della previsione per il riscaldamento globale nel 2025.