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Il riscaldamento globale antropico corre al ritmo di 0,26°C al decennio

Riscaldamento globale antropico: accelerazione senza precedenti
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I dati più aggiornati sul riscaldamento globale antropico

Con i dati del 2023, il tasso di riscaldamento globale antropico nell’ultimo decennio (2014-2023) è salito a +1,19°C rispetto ai +1,14°C registrati nel 2013-2022. Se si torna indietro di tre anni (2011-2020) l’aumento dell’accelerazione è di un intero decimo di grado. Un dato che conferma l’eccezionalità dell’anomalia termica che abbiamo vissuto l’anno scorso. Ma dice molto anche su altri aspetti della crisi climatica.

A riassumerli, con i dati più aggiornati, è il rapporto Indicators of Global Climate Change 2023 curato dall’università di Leeds. “Le emissioni di combustibili fossili rappresentano circa il 70% di tutte le emissioni di gas serra e sono chiaramente il principale motore del cambiamento climatico, ma anche altre fonti di inquinamento derivanti dalla produzione di cemento, dall’agricoltura, dalla deforestazione e dai tagli al livello delle emissioni di zolfo stanno contribuendo al riscaldamento”, sottolinea Piers Forster, direttore del Priestley Centre for Climate Futures presso l’ateneo britannico.

Riscaldamento globale antropico, tutti i dati aggiornati

Se si prende il solo 2023, il riscaldamento globale antropico – cioè la quota imputabile esclusivamente alle attività umane, al netto della variabilità naturale del clima – è stimato in +1,31°C. Un valore più basso di quello ufficialmente riconosciuto dai principali sistemi di monitoraggio del clima, come l’europeo Copernicus (circa +1,48°C). Che però calcolano anche i fattori naturali. Questo significa che l’anno scorso il picco di El Niño – un evento ciclico che non dipende da fattori antropici – ha contribuito per quasi 2 decimi di grado al record di temperatura globale. Un dato in linea con il livello di global warming “aggiuntivo” registrato durante i precedenti picchi del “Bambino”.

L’accelerazione del riscaldamento globale, tuttavia, è significativa anche al netto della variabilità naturale. La sola quota antropica ha oggi un tasso di incremento decennale di 0,26°C, senza precedenti da quando esistono le rilevazioni scientifiche. Le emissioni di gas serra su livelli non in calo sono uno dei fattori alla base di questo dato. Ma non l’unico.

Anche il rapporto curato dall’università di Leeds azzarda una stima sul contributo al global warming della diminuzione delle emissioni di zolfo delle navi. Di recente, uno studio aveva quantificato per la 1° volta il ruolo del calo di SO2 in atmosfera nel record globale di caldo del 2023, attribuendogli l’80% della deviazione dalla traiettoria prevista dai modelli. Secondo il rapporto sugli indicatori del riscaldamento globale, le emissioni di SO2 sono passate dalle 10,4 milioni di tonnellate (Mt) del 2019 alle 3 Mt del 2020, quando sono entrate in vigore le restrizioni dell’Imo sul tenore di zolfo nei carburanti navali. Restando poi sostanzialmente invariate da allora.

C’è poi una sezione dedicata a quantificare il budget di carbonio che ci resta prima di sforare 1,5 gradi. Conteggiando i circa 53 miliardi di tonnellate (Gt) di gas serra generati l’anno scorso, il carbon budget globale si è ristretto ad appena 200 Gt. L’equivalente di meno di 4 anni di emissioni ai ritmi di oggi. Per avere una probabilità di appena il 50% di rispettare la soglia più ambiziosa del Paris Agreement. L’ultimo rapporto dell’IPCC calcolava il budget di carbonio, sui dati aggiornati al 2020, in 500 Gt. Parimenti, il carbon budget per stare sotto 1,7°C passa da 850 a 550 Gt e quello per rispettare i 2 gradi si contrae da 1350 a 1100 Gt.

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