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I modelli climatici sbagliano sul riscaldamento dell’Artico: è più del previsto

Riscaldamento dell’Artico: i modelli climatici sono troppo ottimisti
Il villaggio di Nordkapp, nella parte settentrionale delle isole Svalbard. Foto di Thom Reijnders su Unsplash

Le previsioni su cui si basa la scienza del clima, Ipcc compreso, sottostimano la velocità del riscaldamento dell’Artico

(Rinnovabili.it) – Il ghiaccio artico si scioglierà prima di quando prevedono i modelli climatici. Perché le correnti di acqua calda atlantica che entrano nell’oceano Artico dallo stretto di Fram, tra Groenlandia e le Svalbard, in realtà hanno temperature superiori a quelle previste. E anche volumi superiori a quelli stimati dai modelli per prevedere l’evoluzione del clima al Polo Nord. Insomma, questi modelli – su cui si basa l’intera scienza del clima, scenari Ipcc inclusi – è troppo ottimista sul riscaldamento dell’Artico.

A dirlo è uno studio condotto dall’università di Göteborg, in Svezia, che usa un approccio piuttosto semplice: verificare la correttezza degli assunti usati dai modelli climatici previsionali confrontandoli con i dati ricavati dall’osservazione diretta sul campo.

Artico bollente

La regione artica, ovvero quella che si estende oltre i 66° di latitudine Nord per oltre 16 mln km2 (quasi quanto l’intera Russia), è una frontiera della crisi climatica. Il riscaldamento dell’Artico corre molto più veloce della media globale, amplificando gli effetti e generando impatti a cascata sul resto del Pianeta.

Rispetto alla media globale, pari a +0,32°C per decennio, il riscaldamento dell’Artico è di 0,86°C ogni 10 anni. Secondo uno studio dell’Istituto Meteorologico Norvegese del 2022, i dati rilevati tra la Terra di Francesco Giuseppe – russa – e l’arcipelago delle Svalbard – sotto sovranità norvegese – hanno ritmi di riscaldamento anche più elevati. Nelle isole norvegesi si va da +1,47°C a +2,71 gradi ogni decennio. Nelle isole sotto controllo russo, invece, lo studio rileva un riscaldamento di +2,17°C.

Rifare i conti sul riscaldamento dell’Artico

Dati empirici che hanno riscritto la curva del riscaldamento dell’Artico, un’impennata 7 volte più ripida rispetto al resto del Pianeta. Ed è proprio sul cercare una spiegazione della discrepanza tra dati reali e previsioni che si concentra lo studio dell’università svedese.

“La perdita di ghiaccio marino artico è diventata un simbolo del cambiamento climatico in atto, ma i modelli climatici faticano ancora a riprodurla con precisione, per non parlare di prevederla”, scrivono gli autori. “Uno dei motivi è il ruolo sempre più chiaro dell’oceano, in particolare dello “strato atlantico”, nei processi di formazione del ghiaccio marino”.

Confrontando i dati reali con quelli previsti da 14 modelli che compongono il CMIP6, il modello previsionale più avanzato oggi a disposizione, le acque provenienti dall’Atlantico verso l’Artico sono stimate in media di 0,4°C più fredde di quanto non siano in realtà. E questo strato è collocato 400 m più in profondità di dove si trova realmente. Al contrario, i modelli esagerano le temperature delle acque profonde di circa 1,1°C.

La risultante? “Questi modelli climatici sottovalutano le conseguenze del cambiamento climatico. In realtà, le acque relativamente calde delle regioni artiche sono ancora più calde e più vicine al ghiaccio marino. Di conseguenza, riteniamo che il ghiaccio marino artico si scioglierà più rapidamente di quanto previsto”, spiega Céline Heuzé, climatologa dell’Università di Göteborg e autrice principale dello studio pubblicato su Journal of Climate.

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