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Il riscaldamento dell’Artico accelera ancora

Riscaldamento dell’Artico: l’Amap rivede le stime al rialzo
Foto di waagefr da Pixabay

Il dossier analizza il riscaldamento dell’Artico tra 1971 e 2019

(Rinnovabili.it) – Il riscaldamento dell’Artico sta aumentando più rapidamente del previsto. Le rilevazioni di lungo periodo sull’andamento del global warming nell’estremo nord del Pianeta dicono che la temperatura cresce tre volte più veloce che altrove. E una nuova analisi dei dati sulla temperatura di superficie tra il 1971 e il 2019 rivela che la curva di crescita è più ripida di quanto aveva accertato due anni fa l’Amap, l’Arctic monitoring & assessment programme.

È il messaggio principale recapitato ai leader mondiali che hanno partecipato ieri alla riunione del Consiglio Artico a Reykjavik, in Islanda. Il nuovo rapporto fa il punto della situazione con i dati disponibili più aggiornati. E sottolinea che il cambiamento climatico riguarda tutte le dimensioni considerate. Gli indicatori chiave individuati dall’Amap, come temperatura, precipitazioni, manto nevoso, ghiaccio marino, lo spessore e l’estensione e il disgelo del permafrost, mostrano tutti dei “rapidi e diffusi cambiamenti in corso nell’Artico”.

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Sul tavolo non finisce quindi solo il riscaldamento dell’Artico, ma anche un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi climatici estremi. Parliamo qui di fenomeni tipici del bioma artico, tra cui la perdita repentina di ghiaccio marino, lo scioglimento della coltre ghiacciata della Groenlandia, e gli incendi. Sul fronte della temperatura, l’Amap rileva che nel periodo considerato c’è una crescita della frequenza di picchi di caldo, e una speculare diminuzione dei picchi di freddo. Un dettaglio che parla da sé: le ondate di freddo superiori ai 15 giorni sono sparite del tutto nell’Artico, e già dal 2000.

Le proiezioni climatiche di ultima generazione (CMIP6), piega ancora il rapporto, mostrano che la temperatura media annuale dell’aria a livello di superficie nell’Artico salirà a 3,3-10°C sopra la media 1985-2014 entro il 2100, a seconda dell’andamento delle emissioni future. “Nella maggior parte degli scenari di emissione, la stragrande maggioranza dei modelli CMIP6 prevede che il primo esempio di un Artico in gran parte privo di ghiaccio marino a settembre si verifichi prima del 2050. La probabilità di un’estate artica priva di ghiaccio è 10 volte maggiore” in uno scenario di global warming contenuto a 2°C rispetto a uno dove la colonnina si ferma a 1,5°C, cioè il limite inferiore pattuito con l’accordo sul clima di Parigi.

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