Temperature massime superficiali anche oltre i 27°C. L’intensità dell’evento, che ha registrato anomalie termiche da maggio a ottobre, è paragonabile all’ondata di calore marino del 2003. Attesi nei prossimi mesi gravi impatti sugli ecosistemi marini
L’analisi di Greenpeace e DiSTAV di Genova sul riscaldamento dei mari della penisola
(Rinnovabili.it) – Quest’anno un’ondata di calore marino con pochi precedenti ha fatto ribollire i mari italiani e soprattutto il Tirreno per più di tre mesi. Vittima eccellente è il mar Ligure, dove l’anomalia termica si è aggirata intorno ai 2 gradi. Con temperature massime che si sono spinte oltre i 27°C. È quanto emerge dai dati preliminari sul riscaldamento dei mari raccolti da Greenpeace nell’ambito del progetto Mare Caldo, una rete di monitoraggio attiva in dieci aree marine protette italiane e all’Isola d’Elba, in collaborazione con il DiSTAV dell’Università di Genova e ElbaTech.
“I dati raccolti nel Mar Ligure evidenziano un significativo assorbimento di calore nei mesi di luglio e agosto con una notevole stratificazione della colonna d’acqua”, si legge nel rapporto pubblicato dall’associazione ambientalista. I rilevamenti presso la stazione di Portofino hanno registrato un’ondata di calore concentrata soprattutto a giugno, con punte di anomalie termiche fino a +2,81°C. Ma concentrate tutte nei primi 15 metri, mentre la colonna d’acqua sottostante fino a -35 metri è rimasta notevolmente più fredda. Causando così una segregazione prolungata delle masse d’acqua. All’isola d’Elba il riscaldamento dei mari è stato più distribuito dalla primavera all’autunno. Tra giugno e agosto un’ondata di calore con anomalia di 1-2°C è stata la costante nei primi 10-15 m di profondità. A settembre il calore si è trasmesso alla colonna d’acqua sottostante, provocando un’ondata di calore marino ulteriore durata fino agli ultimi giorni di ottobre.
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“Il calore si è distribuito più in profondità, con temperature che tra 30 e 40 metri hanno raggiunto i 22°C (Isola d’Elba) fino a ottobre. Un segnale allarmante ma evidentemente ignorato dal nostro governo, che invece di proteggere l’ambiente e le persone dai cambiamenti climatici ha deciso di incentivare le trivellazioni, anche in mare, e l’uso di gas fossile”, attacca Greenpeace.
I rilevamenti negli anni scorsi avevano accertato che il riscaldamento dei mari in quel settore aveva avuto conseguenze negative per gorgonie, spugne e altri organismi bentonici e aveva contribuito all’espansione dell’areale delle specie aliene come il pesce pappagallo.
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“Le ondate di calore registrate quest’anno da molte delle stazioni aderenti al progetto sono della stessa entità di quanto avvenuto nella famosa estate calda del 2003, a cui sono seguiti eventi di mortalità di massa di moltissimi organismi marini vulnerabili allo stress termico”, dichiara Monica Montefalcone, responsabile del progetto Mare Caldo per il DiSTAV dell’Università di Genova. “Ci sono già arrivate diverse segnalazioni di nuovi eventi di mortalità di massa da varie zone del Mediterraneo e questo, purtroppo, ci fa presagire che nei prossimi mesi si osserverà un impatto significativo sugli ecosistemi marini”.