Rinnovabili • Riscaldamento degli oceani: le conseguenze su mari e clima globale

Il riscaldamento degli oceani viaggia a velocità doppia rispetto a 60 anni fa

Con tagli drastici delle emissioni si può fermare l’accelerazione entro il 2030. Gli oceani continuerebbero a riscaldarsi, ma seguendo una curva più piatta

Riscaldamento degli oceani: le conseguenze su mari e clima globale
Photo by Sean on Unsplash

Uno studio analizza e mette a sistema tutti i dati sul riscaldamento degli oceani dal 1958 al 2019

(Rinnovabili.it) – Oggi il riscaldamento degli oceani, nella fascia dei primi 2 km di profondità, viaggia a velocità doppia rispetto al 1958. Le conseguenze però non restano a pelo d’acqua. Il calore immagazzinato dalle masse oceaniche – più o meno il 90% della radiazione solare che arriva sulla Terra – è il carburante che rende più intensi fenomeni come i tifoni e gli uragani e ha altri effetti di portata globale. Oltre a crescere, il calore stoccato dagli oceani scende anche più in profondità di 60 anni fa, con conseguenze per la vita marina. Sono i risultati principali di uno studio apparso su Nature Reviews Earth & Environment.

La fascia oceanica superiore compresa entro i 700 metri di profondità mostra un riscaldamento già dagli anni ’60. Il contenuto di calore in questa porzione di oceani è cresciuto di 229,5 ± 33,8 zettajoule (ZJ), pari a circa 4 ZJ l’anno. Una quantità di calore elevatissima: con 2,2 ZJ si potrebbe riscaldare l’intera atmosfera terrestre di 1°C. Sulla fascia tra 0 e 2000 metri di profondità, l’aumento è stimato in 351,4 ± 59,8 ZJ ovvero 5,8 ± 1 ZJ l’anno. Dagli anni ’90 è poi diventato rilevabile un riscaldamento degli oceani anche a profondità maggiori di 2000 metri. In generale, l’88% del calore cumulato si registra dal 1971 in poi (48 anni), mentre i 13 anni precedenti pesano solo per il 12%.

Leggi anche Per il 6° anno di fila, il riscaldamento dei mari segna un nuovo record

È possibile limitare o frenare del tutto questa tendenza all’accelerazione del riscaldamento degli oceani? Secondo lo studio sì: servono però tagli immediati e sostanziosi delle emissioni di gas serra. In questo modo, l’accumulo accelerato di calore si potrebbe bloccare già attorno al 2030. Gli oceani continuerebbero a riscaldarsi, ma seguendo una curva più piatta.

Nel frattempo, però, dovremo fare i conti con gli impatti di questo fenomeno sul clima globale e le sue conseguenze sulla terraferma. Un oceano più caldo favorisce tempeste più intense, alluvioni più violente e uragani più devastanti. Altra conseguenza del riscaldamento degli oceani è la polarizzazione delle aree aride e più umide, dal momento che più calore in mare si traduce in maggiori quantità di piogge, ma tendenzialmente più concentrate nel tempo e nello spazio.

Leggi anche Eventi climatici estremi: il 71% è influenzato dal climate change