L’aumento di anidride carbonica porterebbe alla chiusura stomatica della vegetazione con conseguente riscaldamento del suolo
(Rinnovabili.it) – Il vapore emesso dalle piante quando respirano serve ad abbassare la temperatura superficiale del terreno. È un po’ come quando, in una torrida giornata, si innaffia il cortile di casa per dare una rinfrescata.
Oggi, un nuovo studio pubblicato su Nature Communications ne indaga il meccanismo e la sua relazione con il riscaldamento globale. Il lavoro è stato condotto da un gruppo di ricerca congiunto del Postech e dell’Università di Zurigo.
Fino ad ora, l’effetto serra è stato ritenuto responsabile dell’aumento della temperatura globale, ma lo studio ha dimostrato che le temperature artiche sono in grado di aumentare anche in risposta ai mutamenti vegetali. Il team di scienziati ha confermato che l’aumento della concentrazione atmosferica di CO2 è in grado di chiudere i pori (stomi) delle piante nelle aree ad alta latitudine; ciò a sua volta ne riduce la traspirazione e dunque anche l’effetto di raffrescamento sul suolo.
Il meccanismo indagato dai ricercatori è di immediata comprensione. Le piante assorbono anidride carbnica ed emettono ossigeno attraverso la fotosintesi: durante questo processo, gli stomi delle foglie, cioè i piccolissimi “pori” deputati allo scambio gassoso tra interno ed esterno, si aprono per assorbire la CO2 nell’aria e, allo stesso tempo, rilasciare umidità. Tuttavia, quando la concentrazione di CO2 aumenta, le piante iniziano ad assorbirla anche attraverso una apertura minima degli stomi. Ciò comporta una netta diminuzione della quantità di vapore acqueo rilasciato e, conseguentemente, un rapido innalzamento della temperatura del terreno.
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Una stima quantitativa dell’effetto della chiusura stomatica sul riscaldamento dell’Artico in risposta alla CO2 ha mostrato che circa il 10% dell’effetto “riscaldante” è causato proprio da questa “forzatura fisiologica”. “L’effetto di chiusura stomatica dovuto all’aumento dei livelli di CO2 – ha spiegato il professor Jong-Seong Kug – non è pienamente conteggiato nella futura proiezione climatica. Ciò significa che il riscaldamento dell’Artico può procedere molto più velocemente di quanto attualmente previsto. L’aumento di CO2 – ha avvertito il professore – sta accelerando il riscaldamento globale non solo attraverso l’effetto serra che tutti conoscevamo, ma anche cambiando la funzione fisiologica delle piante”.
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