Alcune tecnologie per rimuovere la CO2 dall’aria sono ancora sperimentali
(Rinnovabili.it) – Le tecnologie per rimuovere la CO2 dall’aria sono davvero indispensabili per affrontare il cambiamento climatico nei prossimi decenni? Qual è il loro ruolo nella mitigazione dell’impatto del global warming? Quanto dovrebbero investire gli Stati in attività di riforestazione, nel miglioramento delle pratiche agricole, e in tecnologie come il CCS (cattura e stoccaggio della CO2) e la DAC (cattura diretta dall’aria)?
Attorno alla risposta a queste domande ruota una buona parte dell’azione climatica globale e, soprattutto, di come gli Stati potranno decidere di gestire il loro budget di carbonio residuo. Ed è su questi punti che si concentra l’ultimo report IPCC che sarà pubblicato il 4 aprile. Terzo e ultimo dossier del 6° Assessment Report (AR6), la summa più aggiornata della scienza del clima, questo rapporto tratterà delle misure di mitigazione del cambiamento climatico.
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L’uso di tecnologie per rimuovere la CO2 dall’aria è uno dei punti più controversi nel dibattito sulle politiche climatiche più adatte per tenere l’obiettivo degli 1,5 gradi a portata di mano. I critici vedono CCS e DAC come tecnologie meno efficaci di come vengono presentate dall’industria, oppure ancora troppo acerbe per farci troppo affidamento. Nel peggiore dei casi sono indicate come meri palliativi, sponsorizzati dall’industria per giustificare la continua emissione di gas serra invece di riforme strutturali che taglino effettivamente la CO2 immessa in atmosfera. Anche le “nature-based solutions”, come l’offsetting delle emissioni tramite la messa a dimora di alberi, sono spesso indicate come soluzioni di cui non si conosce con esattezza l’impatto reale sul clima.
Il prossimo rapporto del’IPCC dovrebbe aiutare a mettere qualche punto fermo nel dibattito. In questi giorni sono iniziati i tavoli di confronto tra gli scienziati che hanno realizzato il dossier e i rappresentanti degli Stati membri che ne devono approvare riga per riga il sommario per i politici. Per il momento c’è solo la conferma che il dossier si occuperà nel dettaglio di tutti gli approcci.
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“Il rapporto è stato concepito per coprire l’intero spettro degli approcci di rimozione dell’anidride carbonica, che variano enormemente, e l’anidride carbonica che viene rimossa può finire in depositi molto diversi e in luoghi molto diversi. Quindi è nell’interesse del rapporto coprire l’intera gamma”, ha spiegato Jim Skea, co-presidente dell’IPCC.