La questione climatica scivola via dalla riunione straordinaria del Consiglio europeo. Nel testo delle conclusioni, nessun riferimento a obblighi nazionali vincolanti di riduzione CO2. Evi (Europa verde): "Pessimo segnale"
(Rinnovabili.it) – Come raggiungere il nuovo obiettivo comunitario di riduzione delle emissioni climalteranti al 2030? Non chiedetelo ai leader europei. I Ventisette preferiscono prender tempo, anteponendo per ora altre questioni alla crisi climatica. La riunione straordinaria del Consiglio europeo si è chiusa oggi con un nulla di fatto rispetto al tema della decarbonizzazione. I capi di stato e di governo hanno preferito, infatti, demandare il tutto alla Commissione Europea e al pacchetto legislativo “Fit for 2030” in programma per luglio 2021.
Il motivo? Nel testo di fine riunione non viene spiegato. I leader Ue si sono limitati a ribadire le conclusioni dello scorso dicembre, invitando l’esecutivo a presentare rapidamente le nuove direttive su clima ed energia, assieme ad un esame approfondito degli impatti ambientali, economici e sociali a livello degli Stati membri. Con la promessa di tornare sulla questione dopo la pubblicazione della proposta della Commissione. Una versione ben differente dalla bozza circolata nei giorni scorsi, in cui si sottolineava la necessità di mantenere degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni nell’ambito del cosiddetto regolamento sulla condivisione degli sforzi (Effort Sharing Regulation).
La scomparsa di questo passaggio non può che preoccupare. Allo stato attuale, infatti, il percorso di decarbonizzazione del Blocco si affida unicamente ad obiettivi comunitari, ossia da raggiungere tutti assieme. Il provvedimento clou, in attesa di veder la luce del pacchetto “Fit for 2030”, è per ora la nuova legge europea sul clima che alza il taglio UE della CO2 al 55% entro il 2030. Peccato che, durante i negoziati del trilogo, siano stati rimossi dal testo normativo tutti i riferimenti voluti dal Parlamento europeo a obblighi nazionali di riduzione.
Il Consiglio europeo, va sottolineato, non ha poteri legislativi. Ma è fondamentale per definire la direzione e le priorità politiche generali dell’UE. Un suo pronunciamento in questo senso avrebbe fatto, dunque, una notevole differenza.
Secondo alcune indiscrezioni raccolte dalla Reuters, le conclusioni del Consiglio avrebbero perso gli originari riferimenti all’Effort Sharing per evitare uno stallo. “Se alcuni (Paesi) tenteranno di introdurre elementi più specifici”, aveva riferito un funzionario europeo a poche ore dalla conclusione dell’incontro “si preferirà abbandonare il testo piuttosto che avviare una discussione che non ha alcuna possibilità di successo in assenza di proposte concrete da parte della Commissione”. Quello che è certo è l’esistenza di un profondo divario tra gli Stati Membri in merito ai rispettivi oneri di decarbonizzazione.
“Un nulla di fatto”, commenta a caldo Eleonora Evi, eurodeputata di Europa Verde “che non lascia presagire niente di buono in vista degli importanti appuntamenti internazionali, come COP 26 […] La corsa alla lotta climatica inciampa in un altro ostacolo a causa dei capricci dei capi di Stato che preferiscono passarsi la palla, anziché assumersi precise responsabilità”.