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I 63mln di ricchi del Pianeta emettono il doppio della CO2 dei 3,1mld di poveri

Nuovo rapporto Oxfam. Per uscire dall’emergenza da Covid-19 il vecchio modello economico non può essere un’opzione; alimenta la disuguaglianza soffocando il Pianeta. I governi devono cogliere l’opportunità di ridisegnare le nostre economie.

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Foto di Amber Clay da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Pochi ricchi contro molto poveri. Le diseguaglianze, se ce ne fosse ancora bisogno, si ritrovano anche quando si parla di ambiente. In particolare di inquinamento dell’aria in un arco di tempo di 25 anni. I 63 milioni di abitanti più ricchi del mondo, pari all’1%, hanno contribuito alle emissioni globali di CO2 per il doppio di quanto fatto da 3,1 miliardi di persone; cioè la metà più povera del Pianeta. E’ senza vie di mezzo il nuovo rapporto ‘Disuguaglianza da CO2’ messo a punto da Oxfam, in collaborazione con lo Stockholm environment institute, in occasione dell’Assemblea generale della Nazioni Unite che terrà insieme i leader del mondo e li vedrà impegnati anche sui cambiamenti climatici.

Lo studio analizza la quantità di emissioni per fasce di reddito nel periodo che va dal 1990 al 2015. Ne emerge che l’1% più ricco ha emesso il 15% di CO2, cioè più di quanto non abbiano contribuito tutti i cittadini dell’Ue, e il doppio della quantità prodotta dalla metà più povera. Nello stesso frangente temporale il 10% più ricco è stato responsabile di oltre la metà (52%) delle emissioni di CO2 in atmosfera. Non soltanto, però. Ha anche consumato un terzo del ‘budget globale di carbonio’; mentre la metà più povera della popolazione mondiale ne ha consumato soltanto il 4%.

Tradotto significa che il 10% dei più ricchi della Terra hanno usato la CO2 che può essere emessa senza creare problemi all’aumento della temperatura media globale al di sopra di 1,5 gradi. La soglia limite – ritenuta così dagli scienziati dell’Ipcc, il panel che per l’Onu studia di cambiamenti climatici – per consentire al mondo di andare avanti. Le emissioni annuali, poi, sono aumentate del 60% tra il 1990 e il 2015; il 5% della popolazione più ricca ha determinato oltre un terzo (37%) di questo aumento, e l’1% più ricco ha aumentato la propria quota di emissioni 3 volte rispetto al 50% più povero della popolazione.

Con l’ammorbidimento delle restrizioni imposte dalla pandemia di Covid-19 – viene spiegato – le emissioni di CO2 torneranno a crescere; per questo diventa fondamentale ridurre del 30% le emissioni globali entro il 2030. Secondo la stima contenuta nel rapporto il 10% di popolazione più ricca dovrebbe ridurre di 10 volte le proprie emissioni pro-capite di CO2 entro il 2030, per fare in modo che l’aumento medio della temperatura globale non superi 1,5 gradi.

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In quest’anno di pandemia da Covid-19, i cambiamenti climatici sono stati protagonisti di cicloni in India e in Bangladesh, di invasioni di locuste in molte regioni dell’Africa, di caldo record e incendi in Australia e negli Stati Uniti. E’ per questo che per uscire dall’emergenza e per segnare una vera ripresa “il vecchio modello economico, iniquo e inquinante, non può essere un’opzione; i governi devono cogliere l’opportunità di ridisegnare le nostre economie e costruire un futuro migliore per i nostri figli”.

“Lo stile di vita, di produzione e di consumo di una piccola e privilegiata fascia di abitanti sta alimentando la crisi climatica e a pagarne il prezzo sono i più poveri del mondo e saranno, oggi e in futuro, le giovani generazioni – ha detto Elisa Bacciotti, responsabile campagne di Oxfam Italia – i dati raccolti ci raccontano di un modello economico non sostenibile, né dal punto di vista ambientale, né dal punto di vista economico e sociale, che alimenta la disuguaglianza soffocando il Pianeta”.