Nel 2023 i record del clima sono caduti “come tessere del domino”
(Rinnovabili.it) – Siamo arrivati a un soffio dalla soglia di 1,5 gradi. Il record di riscaldamento globale 2023 segna +1,48°C rispetto al periodo preindustriale, cioè la media delle temperature del 1850-1900 (+0,6°C sul 1991-2020). Il termometro globale è salito ben più in alto del 2016 e del 2020, gli anni che finora detenevano il primato. L’anno della COP28 di Dubai, dove per la 1° volta è stata decisa la transizione dalle fossili, la causa principale del global warming antropico, è anche il più caldo e anomalo da 170 anni a questa parte. Lo affermano i dati sul 2023 del sistema europeo di monitoraggio satellitare Copernicus, rilasciati oggi.
Dentro al record di riscaldamento globale del 2023
L’anno che è appena terminato ha sorpreso gran parte della comunità scientifica. L’accelerazione del riscaldamento globale è stata per certi versi inaspettata. La scienza del clima aveva previsto che almeno uno degli anni tra il 2022 e il 2027 avrebbe avuto buone probabilità di sforare 1,5°C, e il 2023 ci è andato molto vicino. A stupire, però, sono state le anomalie concentrate nella seconda metà dell’anno. Settembre ha toccato quota +1,75°C, battuto solo da dicembre con +1,78°C.
Non è ancora chiaro quali fattori abbiano portato così in alto la colonnina di mercurio: la concentrazione di gas serra in atmosfera e l’effetto di El Niño, da soli, non bastano a spiegare il record di riscaldamento globale del 2023. Il principale indiziato è la diminuzione dell’inquinamento navale, che ha avuto un effetto mitigante sulle temperature globali per decenni.
“Il 2023 è stato un anno eccezionale con i record climatici che cadono come tessere del domino. Non solo il 2023 è l’anno più caldo mai registrato, ma è anche il primo anno con tutti i giorni più caldi di 1°C rispetto al periodo preindustriale. Le temperature durante il 2023 probabilmente supereranno quelle di qualsiasi periodo almeno negli ultimi 100.000 anni”, afferma Samantha Burgess, vice direttrice di Copernicus.
La nostra prima volta sopra 2°C
I dettagli delle temperature del 2023 chiariscono questo carattere di eccezionalità. Non solo ogni singolo giorno dell’anno è stato almeno 1°C più caldo del periodo preindustriale, ma quasi il 50% dei giorni è stato 1,5°C sopra la media del periodo 1850-1900. E per due giorni, a inizio novembre, il mondo ha sforato la soglia di 2°C. Non era mai successo prima.
Una condizione di anomalia che ha portato il 2023 a una temperatura media globale di 14,98°C, circa 0,17°C sopra quella del 2016. Un balzo notevole, per come funziona la dinamica del sistema climatico terrestre. Balzo che ha riguardato praticamente tutto il globo: gran parte delle masse oceaniche e dei continenti, con la sola eccezione dell’Australia. Ogni mese, da giugno a dicembre, ha segnato il nuovo record di caldo rispetto ai mesi corrispondenti precedenti. Ed è probabile che la media mobile sui 12 mesi, a gennaio-febbraio 2024, supererà quota 1,5°C.
Il 2024 si è aperto con le temperature degli oceani globali a livelli senza precedenti – circa 6 deviazioni standard sopra la norma. Una condizione, questa, che ha caratterizzato gran parte del 2023, almeno da aprile in poi. Ed ha alimentato il riscaldamento globale attraverso il rilascio progressivo e costante di calore in atmosfera.
Per l’Europa, il 2023 è il 2° anno più caldo di sempre
Le anomalie termiche non hanno risparmiato l’Europa. Il vecchio continente è stato, in media, 1,02°C più caldo del periodo 1991-2020. Circa 0,17 gradi in meno del record toccato nel 2020, che ancora regge. Le temperature sono state superiori alla media per 11 mesi e settembre è stato il più caldo nella storia dei dati. Ogni stagione ha avuto anomalie significative, soprattutto l’inverno 2022-2023 (il 2° più caldo di sempre, in attesa dei dati su quello in corso) e l’autunno, che con +1,43°C di scostamento dalla media degli ultimi 30 anni è sostanzialmente alla pari con il primato del 2020 (appena 0,03°C in meno).
“Gli eventi estremi che abbiamo osservato negli ultimi mesi testimoniano in modo drammatico quanto siamo lontani dal clima in cui si è sviluppata la nostra civiltà”, nota Carlo Buontempo, direttore di Copernicus. “Ciò ha profonde conseguenze per l’Accordo di Parigi e per tutti gli sforzi umani. Se vogliamo gestire con successo il nostro portafoglio di rischi climatici, dobbiamo urgentemente decarbonizzare la nostra economia, utilizzando i dati e le conoscenze sul clima per prepararci al futuro”.