I dati di Copernicus: giugno 2023 ha staccato di oltre 0,15°C il primato precedente. Molti record di caldo in Europa, mentre l’Italia è spaccata in due: al Centro-Nord oltre 1°C di anomalia termica, il Sud resta in linea o poco sotto la media
Primato anche per le temperature dell’Atlantico settentrionale
(Rinnovabili.it) – All’orizzonte si affaccia El Niño ed è subito record assoluto di caldo. Nessun giugno è mai stato bollente come quello del 2023, con il Bambino che inizia a svilupparsi nel Pacifico orientale e a far sentire il suo effetto su tutto il Pianeta. L’anomalia termica a livello globale è arrivata a +0,53°C sulla media del 1991-2020. Un valore molto elevato: basta pensare che il primato precedente, che risaliva al 2019, stava ben sotto i +0,4 gradi.
A dirlo è il sistema europeo di monitoraggio satellitare Copernicus nel consueto bollettino mensile. Anche per l’Europa il clima di giugno è stato molto sopra la norma (+0,74°C). Ma non ovunque. Le anomalie più elevate si riscontrano nell’Europa nord-occidentale: Irlanda, Regno Unito, Belgio e Paesi Bassi hanno appena vissuto il giugno più caldo mai registrato. Anche la Francia e la Scandinavia sono state notevolmente più calde della media. In Italia la situazione è mista: al Centro-Nord l’anomalia è attorno a +1°C mentre il Centro-Sud resta in linea o poco sotto la media.
Record assoluto di caldo anche per l’Atlantico
Non è l’unico record assoluto di caldo registrato a giugno. Anche le temperature superficiali degli oceani globali, e in particolare dell’Atlantico del Nord, hanno segnato valori senza precedenti. In media, l’Atlantico settentrionale a giugno è stato +0,91°C sopra la media, più del doppio del record precedente che risaliva al 2010. Se si considera solo il quadrante europeo, però, l’anomalia schizza a +1,36°C con picco a +1,6 gradi il 21 giugno. Un dato, anche questo, oltre il doppio del record precedente (meno di 0,6°C nel 1995). Accompagnato da ondate di calore marino catalogate come “beyond extreme” attorno all’Irlanda e molto robuste anche nei mari britannici e scandinavi.
I motivi? Non sono ancora del tutto chiari, anche se gli scienziati guardano a una combinazione di fattori tra cui la circolazione. “Queste condizioni eccezionali nell’Atlantico settentrionale evidenziano la complessità del sistema Terra e ci ricordano l’importanza di monitorare il clima globale in tempo quasi reale”, sottolinea Carlo Buontempo, direttore di Copernicus. “L’interazione tra la variabilità locale e globale, insieme alle tendenze climatiche, è essenziale per gestire meglio i rischi e progettare efficaci politiche di adattamento”.