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La prossima pandemia? Arriverà dalla fusione dei ghiacci

Uno studio apparso su Proceedings of the Royal Society B sostiene che la probabilità di uno spillover da virus rimasti congelati per millenni nell’Artico e nuovi ospiti (animali, piante o funghi) aumenta con l’accumulo di sedimenti portati dall’acqua di fusione dei ghiacci. Una condizione sempre più comune con il ritrarsi della criosfera

Prossima pandemia: arriverà dal ghiaccio fuso per la crisi climatica
Photo by Victor Serban on Unsplash

L’università di Ottawa ha studiato il lago Hazen nell’Artico per determinare la probabilità della prossima pandemia

(Rinnovabili.it) – Esiste una probabilità “elevata” di spillover per i virus finora bloccati nel terreno congelato dell’Artico, man mano che la crisi climatica avanza la fusione del permafrost e dei ghiacci perenni. La prossima pandemia arriverà quindi dal disgelo e non da pipistrelli o uccelli. Lo suggerisce uno studio dell’università canadese di Ottawa pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, che ha analizzato suolo e sedimenti del lago Hazen, il più grande al mondo nella regione artica.

Probabilità e analisi genetica

La novità di questo lavoro consiste nell’aver fornito una stima della probabilità che i virus scongelati riescano a infettare la fauna selvatica e causare la prossima pandemia. Un calcolo complesso: mentre gli animali si sono evoluti per decine o centinaia di millenni, nello stesso tempo i virus sono rimasti immutati. “Abbiamo utilizzato il sequenziamento del DNA e dell’RNA per ricostruire la virosfera del lago nei sedimenti e nel suolo, nonché la gamma di ospiti eucariotici. Abbiamo quindi stimato il rischio di spillover misurando la congruenza tra gli alberi filogenetici virali e quelli degli ospiti eucariotici”, spiegano gli autori.

In buona sostanza, l’analisi genetica di virus e potenziali ospiti ha ricostruito quanto i rispettivi alberi genealogici sono simili. Molte somiglianze indicano che il virus e l’animale si sono co-evoluti, mentre le differenze suggeriscono una probabilità più alta di rischio di spillover. L’analisi ha riguardano anche funghi e piante, anch’essi potenzialmente soggetti a infezioni.

Cosa sappiamo della prossima pandemia?

Cosa emerge? Lo studio non ha quantificato il numero di virus rinvenuti, né se sono sconosciuti né la loro effettiva capacità di infettare – saranno gli obiettivi di un prossimo lavoro. Ma i ricercatori hanno stabilito una correlazione chiara tra climate change e probabilità di spillover, da cui scaturirebbe la prossima pandemia. Una probabilità che è più alta nelle zone dove confluisce l’acqua di fusione, una condizione sempre più comune man mano che la crisi climatica erode la criosfera. Un altro fattore che aumenta la probabilità di spillover è l’espansione verso nord dell’areale di parte della fauna.

Va detto che l’impatto di un eventuale spillover ha un margine di incertezza molto elevato. Così come è molto incerto quali organismi potrebbero diventare nuovi ospiti. “Potrebbe essere qualsiasi cosa, dalle zecche alle zanzare, a certi animali, ai batteri e ai virus stessi”, spiegano gli autori. “È davvero imprevedibile. E l’effetto stesso dello spillover è molto imprevedibile, può variare da benigno a una vera e propria pandemia”.