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Pozzi di carbonio, le torbiere del Congo diventeranno come l’Amazzonia?

Pozzi di carbonio: la siccità minaccia le torbiere del Congo
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Le peatlands dell’Africa equatoriale sono tra i maggiori pozzi di carbonio del pianeta

(Rinnovabili.it) – Nel luglio 2021, un articolo su Nature avvertiva che l’Amazzonia è diventata un emettitore netto. Produce più CO2 di quanta ne assorbe, per lo meno in molti settori, e da una decina d’anni. Il bilancio complessivo è chiaro: quella che una volta era il polmone verde del Pianeta, oggi contribuisce all’effetto serra con 1 Gt CO2 l’anno. Una sorte simile potrebbe toccare a uno dei pozzi di carbonio più ricchi al mondo: le torbiere del Congo.

Lo afferma una ricerca scientifica, anche questa pubblicata su Nature, che ha analizzato le condizioni di salute dei 17 milioni di ettari di terreno torbato che si estende attraverso la Repubblica del Congo e la Repubblica Democratica del Congo. L’equilibrio in cui si trovano questi pozzi di carbonio, sostengono gli autori, è estremamente precario. E la crisi climatica sta accelerando il momento in cui le torbiere potrebbero iniziare a rilasciare il loro immenso bagaglio di CO2, che è pari a tre anni di emissioni globali ai ritmi di oggi.

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Il problema principale è la minaccia della siccità. Lo si ricava dallo studio degli isotopi di idrogeno contenuti nei vari strati delle torbiere. Questo ecosistema ha iniziato a formarsi circa 17500 anni fa, ma gli strati che corrispondo a 7500-2000 anni fa appaiono in uno stato molto più degradato e decomposto sia di quelli precedenti che di quelli accumulati negli ultimi due millenni.

E ci sono indizi che, in quel periodo, questi pozzi di carbonio abbiano rilasciato molta CO2. Il motivo è la scarsità relativa d’acqua: “I dati implicano che l’inaridimento del clima ha probabilmente provocato un abbassamento regionale della falda freatica, che ha innescato la decomposizione della torba, compresa la perdita di carbonio accumulato prima dell’inizio delle condizioni più secche”.

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Questo fenomeno è reversibile, visto che i dati mostrano che, a partire da 2000 anni fa circa, “la tendenza all’essiccazione è cessata, le condizioni idrologiche si sono stabilizzate e l’accumulo di torba è ripreso”. La cattiva notizia è che un nuovo periodo di siccità, o di riduzione delle risorse idriche regionali, può innescare di nuovo il rilascio di CO2. Una possibilità non remota dato che da 2 decenni i periodi di siccità nell’area si sono prolungati. “I nostri risultati indicano un feedback positivo nel ciclo globale del carbonio: l’essiccazione indotta dal clima nel bacino centrale del Congo porta al rilascio di ulteriore carbonio dalla torba all’atmosfera”, hanno concluso i ricercatori.

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