Anche negli scenari climatici migliori (SSP1-2.5), il livello di particolato sottile emesso dai roghi aumenterà del 60-110% nei prossimi 28 anni.
Studio su PNAS: aumento di 2-3 volte delle polveri sottili dagli incendi
(Rinnovabili.it) – Lo scorso luglio, durante il picco della stagione degli incendi, la Nasa ha pubblicato delle rilevazioni satellitari che mostravano come il fumo generato tra California e stato di Washington, sulla costa pacifica, avesse raggiunto nel giro di pochi giorni New York, sulla sponda atlantica. Metà degli Stati Uniti e una buona parte del Canada meridionale erano coperti da fuliggine e particolato. In futuro, l’impatto dei roghi è destinato a peggiorare: entro il 2050, le polveri sottili dagli incendi potranno crescere di 3 volte se non manterremo gli impegni sul clima.
Lo afferma un nuovo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences che ha tappato una “falla” dei modelli climatici più utilizzati oggi. Questi, infatti, non tengono conto delle polveri sottili dagli incendi per quantificare le conseguenze dei roghi su vasta scala (o meglio, proiettano una crescita di particolato appena del 7%). “Gli incendi e i conseguenti estremi di inquinamento del 2017-2020 potrebbero verificarsi ogni 3-5 anni” con il cambiamento climatico previsto per il 21° secolo, spiegano i ricercatori. Questo pone “sfide per la gestione della qualità dell’aria” e una minaccia da non sottovalutare per la salute pubblica.
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L’intensificarsi degli estremi climatici può essere però mitigato dall’azione per il clima intrapresa a livello internazionale. È su questa variabile che lo studio costruisce degli scenari, tutti riferiti ad un hotspot globale dei roghi come il Pacific North-West (anche il Mediterraneo lo è). Nessuno di questi è particolarmente confortante. In caso gli sforzi di mitigazione si attestino su livello medio o basso, la previsione è che le polveri sottili dagli incendi si moltiplichino di 2-3 volte entro il 2050. L’aumento sarà del 100-150% nel primo caso (SSP2-4.5) e del 130-260% nel secondo (SSP5-8.5).
E se pure rispetteremo gli impegni sul clima ribaditi alla COP26 di Glasgow e centreremo l’obiettivo di emissioni nette zero a metà secolo (SSP1-2.6), i PM messi in aria dai roghi sono destinati ad aumentare del 60-110% rispetto ai valori di oggi.