Lo studio realizzato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e Cna. “L'Italia non potrà centrare gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione, dichiarati dal Governo, senza un pieno coinvolgimento delle piccole e medie imprese”
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – “L’Italia non potrà centrare gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione, dichiarati dal Governo, senza un pieno coinvolgimento delle piccole e medie imprese. Le Pmi generano il 60% delle emissioni di CO2 del manifatturiero e delle costruzioni, a conferma del numero elevato di ‘piccole’ nei due comparti, e consumano energia per oltre 16 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, pari al totale di gas utilizzato per riscaldare tutte le nostre case”. Questo quello che emerge da uno studio realizzato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e Cna.
Secondo il rapporto c’è la necessità di realizzare un quadro conoscitivo sul potenziale delle Pmi in termini di riduzione delle emissioni e disegnare strumenti per gli interventi di decarbonizzazione pensati sulle caratteristiche delle piccole e medie imprese.
“Risparmiare sulle bollette per l’energia, elettrica e termica, con diagnosi energetiche e misure di efficienza e risparmio, consumare energia da fonte rinnovabile autoprodotta o prodotta insieme ad altri – osserva Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile – può essere un vantaggio per le piccole imprese. Occorre superare gli ostacoli che incontrano le piccole imprese per accedere a questi vantaggi, verificando le possibilità che già esistono e il loro migliore utilizzo e aumentandole anche con nuovi finanziamenti. La generazione distribuita basata su fonti rinnovabili e gli interventi per il risparmio energetico consentono ampie possibilità di lavoro per le piccole imprese purché abbiano o acquisiscano le competenze necessarie. Maggiore attenzione andrebbe quindi dedicata alla qualificazione professionale e all’aggiornamento delle Pmi in questi settori, fortemente innovativi e in espansione”.
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Parallelamente all’analisi quantitativa sui consumi, viene messo in evidenza che su oltre mille piccole e medie imprese, una impresa su due ha effettuato interventi di miglioramento energetico negli ultimi tre anni e la molla principale è il costo dell’energia particolarmente elevato. L’86% del campione che ha eseguito almeno un intervento ha agito sull’efficienza energetica privilegiando gli interventi come illuminazione e climatizzazione.
Il 49% ha puntato sulle fonti rinnovabili, soprattutto pannelli fotovoltaici (1 impresa su 3) e pompe di calore (1 su 4). Soltanto una su quattro, di quelle che hanno effettuato interventi, ha utilizzato incentivi e agevolazioni per interventi di riqualificazione energetica, e la causa principale è la mancanza di uno strumento ad hoc calibrato sulle loro esigenze. Tra le cause che ostacolano la scelta di effettuare un intervento spiccano le complessità burocratiche, sia per la realizzazione dell’intervento che di accesso agli incentivi.
E’ per questo che Cna avanza alcune proposte al Governo e al Parlamento per promuovere un ruolo più attivo ed efficace delle Pmi nella transizione energetica. E in particolare chiede di puntare sul riordino del sistema degli incentivi superando la frammentazione e la complessità delle procedure; su strumenti a misura di Pmi rafforzando il credito d’imposta ‘verde’; puntare maggiormente sull’autoproduzione diffusa di piccola taglia; riformare la struttura della bolletta energetica; semplificare le procedure autorizzative e l’iter di accesso agli incentivi.
“Le piccole e medie imprese – rileva il presidente della Cna, Daniele Vaccarino – caratterizzano il nostro sistema produttivo e sono l’anello fondamentale per la crescita degli investimenti orientati al processo di decarbonizzazione. La ricerca evidenzia che il pieno coinvolgimento delle Pmi è condizione necessaria e indispensabile per ridurre le emissioni ma occorre disegnare incentivi a misura di piccole imprese e semplificare le procedure burocratiche”.