Il nuovo volto del rischio idrogeologico in montagna
(Rinnovabili.it) – Negli ultimi due anni abbiamo imparato sulla nostra pelle cosa significa poca o nessuna neve in montagna durante l’inverno. Oltre alla siccità, anche gli ecosistemi alpini ne hanno risentito. Il distacco di parte del ghiacciaio della Marmolada o il crollo, quest’anno, della guglia dell’Omo (monte Plische, Piccole Dolomiti), sono conseguenze della combinazione di temperature più alte e meno neve e ghiaccio in quota. Più della mancanza di neve, però, dovremmo preoccuparci in prospettiva di un altro fenomeno: l’eccesso di piogge estreme.
Più 15%
Lo spiega uno studio apparso di recente sulla rivista Nature che si basa su dati su precipitazioni piovose e nevose dal 1950 a oggi e su proiezioni per elaborarne l’evoluzione negli scenari climatici futuri. Il risultato è che l’aumento globale delle temperature fa aumentare di conseguenza gli eventi di piogge estreme in montagna: del 15% per ogni aumento di 1°C della temperatura. Sono numeri molto significativi, che certificano ancora una volta quanto la montagna sia una delle vere frontiere della crisi climatica. Il tasso di aumento, infatti, è circa il doppio di quello previsto per l’incremento di vapore acqueo in atmosfera (+7% ogni grado centigrado in più).
La disponibilità di vapore acqueo influenza direttamente la quantità di pioggia che può cadere, e determina soprattutto un aumento della probabilità che si verifichino eventi estremi. Nello stesso lasso di tempo, con più vapore acqueo a disposizione, cadrà più pioggia. Se questo è vero ovunque, in montagna questa estremizzazione corre due volte più veloce.
Piogge estreme in aumento, il trend è già in atto
“Questo aumento delle precipitazioni estreme non è solo qualcosa che si verificherà da oggi fino alla fine del 21° secolo: lo stiamo già vedendo”, spiega Mohammed Ombadi, prima firma dell’articolo. “Lo stesso tasso era evidente anche nei dati dal 1950 al 2019. Le precipitazioni estreme in montagna sono già aumentate e continueranno a cambiare con un tasso del 15%”.
Con l’aumento delle piogge estreme si intensificano anche i rischi ad esse collegati: a partire dal pericolo di frane, alluvioni, peggioramento del dissesto idrogeologico. Rischi che però non sono intensi allo stesso modo ovunque: le Alpi sono tra le catene montuose che potrebbero subire più lentamente questo processo, mentre le catene degli Stati Uniti e del Canada occidentali sono tra le più vulnerabili.