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La pesca a strascico inquina come l’Italia in un anno, solo raschiando i fondali

Pesca a strascico: libera dai fondali 370 Mt CO2 l’anno
Foto di Chris King su Unsplash

Ogni anno, la pesca a strascico “ara” fondali vasti come mezza Europa

(Rinnovabili.it) – Immaginate di poter riunire in un solo luogo l’intera flotta mondiale di pescherecci che impiegano la pesca a strascico. Fateli lavorare – arare il fondale marino – per 1 anno e poi aspettate 9 anni. Da quelle acque emergerà una quantità immensa di CO2: tra i 340 e i 370 milioni di tonnellate (Mt). Poco meno delle emissioni di gas serra annuali dell’intera Italia (circa 394 Mt nel 2022).

Le emissioni nascoste della pesca a strascico

Emissioni, quelle della pesca a strascico, che finora sono rimaste inabissate. Nessun paese le conteggia nel proprio bilancio emissivo né tantomeno le rendiconta all’UNFCCC. A mettere le basi per invertire la rotta su questo punto è uno studio condotto da un gruppo internazionale di scienziati e pubblicato su Frontiers in Marine Science.

Studio che si basa su un lavoro apparso nel 2021, a cui hanno lavorato alcuni degli stessi autori, che per primo era riuscito a quantificare il volume di carbonio depositato sui fondali che viene sollevato dalla pratica della pesca a strascico. Non è poco perché questa modalità di pesca è molto diffusa: ogni anno vengono “arati” 4,9 milioni di km2 di fondali, cioè l’1,3% di tutti i fondali al mondo. Un’area grande come mezza Europa.

Nel nuovo studio, gli autori dimostrano che questo carbonio si trasforma in CO2 e misurano quanta parte di questo gas a effetto serra raggiunge la superficie marina ed entra in atmosfera: circa il 55-60% del totale. Un processo relativamente lento che va dai 7 ai 9 anni. E non è l’unico impatto. L’aumento di CO2 altera anche il pH del mare, rendendolo più acido. Con impatti possibili sulla biodiversità. E sulla capacità di assorbire CO2 dall’atmosfera.

“Solo di recente, abbiamo scoperto che la pesca a strascico rilascia anche pennacchi di carbonio, che altrimenti rimarrebbero immagazzinati in modo sicuro per millenni nel fondo dell’oceano, spiega Trisha Atwood, co-autrice dello studio. “Il nostro studio è il primo in assoluto a dimostrare che oltre la metà del carbonio rilasciato dalla pesca a strascico alla fine finisce in atmosfera sotto forma di anidride carbonica nell’arco di circa dieci anni, contribuendo al riscaldamento globale. Proprio come distruggere le foreste, raschiare il fondale marino provoca danni irreparabili al clima, alla società e alla fauna selvatica”.

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