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Riscaldamento globale: abbiamo sottovalutato le emissioni del permafrost

Secondo una ricerca, le emissioni di carbonio provenienti dal permafrost sono sottostimate del 14%

(Rinnovabili.it) – Fino ad oggi, i ricercatori hanno stimato che il 5-15% del carbonio immagazzinato negli strati superficiali di permafrost potrebbe essere emesso sottoforma di anidride carbonica entro il 2100. Questa produzione, stimolata dall’azione microbica, potrebbe condurre ad un ulteriore innalzamento della temperatura di 0,3/0,4°C. Tuttavia, pare che nel calcolo di questa stima manchi un elemento essenziale: la luce solare. Ciò avrebbe portato ad una sottostima delle emissioni di carbonio dal permafrost di circa il 14%.

Secondo uno studio dell’Università del Michigan, il carbonio organico prodotto dal permafrost scongelato che si riversa nei laghi e nei fiumi può essere convertito in anidride carbonica dalla luce del sole, che stimola un processo noto come fotomineralizzazione. Ciò potrebbe contribuire ad aggiungere un ulteriore 14% di anidride carbonica nell’atmosfera.

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La ricerca, pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters, suggerisce un metodo per misurare il modo in cui il biossido di carbonio viene emesso quando il carbonio organico viene esposto alla luce solare. Per fare questo, occorre misurare l’effetto di ciascuna lunghezza d’onda solare sul carbonio organico del permafrost, attraverso uno strumento che utilizza luci al LED per imitare le diverse lunghezze d’onda del sole.

I ricercatori hanno utilizzato il carbonio organico presente in sei campioni di permafrost, esponendoli alla luce al LED. Dopo l’esposizione, hanno estratto criogenicamente l’anidride carbonica e hanno utilizzato uno spettrometro di massa per misurare l’età e la quantità di anidride carbonica emessa dal carbonio del suolo.

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“Questo nuovo metodo basato sull’uso del LED rende molto più semplice ed economico capire come le reazioni guidate dalla luce variano a seconda delle lunghezze d’onda del sole, ha detto Cory Collin Ward, docente dell’Università del Michigan. In questo modo, i ricercatori hanno scoperto che non solo la lunghezza d’onda della luce solare influisce sulla quantità di anidride carbonica rilasciata, ma anche sulla quantità di ferro presente nel campione. Il ferro agirebbe infatti da catalizzatore per la fotomineralizzazione, aumentando la reattività del permafrost.

Il team di Ward ha anche usato la datazione al carbonio per dimostrare che la fotomineralizzazione avviene anche nel permafrost più vecchio, non solo nel suolo congelato più superficiale. Questa scoperta è importante perché il terreno che si scongela annualmente rilascerebbe una quantità molto più piccola di anidride carbonica rispetto a quella disponibile nelle profondità del permafrost.

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