È il risultato della prima valutazione scientifica del bilancio di gas serra condotta sull’intera regione artica
Il 15% della superficie dell’emisfero Nord è coperto da permafrost artico
Il terreno perennemente ghiacciato che copre il 15% dell’emisfero Nord è diventato un emettitore netto di gas serra. Il permafrost artico, sciogliendosi a causa del riscaldamento globale, sta rilasciando in atmosfera più metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) di quanti ne riesca ad assorbire, mentre il bilancio è ancora sostanzialmente in pari per l’anidride carbonica (CO2).
È il risultato della prima valutazione scientifica del bilancio di gas serra condotta sull’intera regione artica. Dati molto importanti perché danno la misura finora più precisa – anche se i margini di incertezza restano alti – dello scambio dei principali gas climalteranti a quelle latitudini. Ma soprattutto perché lo studio riesce a quantificare il ruolo del global warming in entrambi suoi aspetti principali: la fusione del permafrost artico, che favorisce il rilascio di gas serra, e l’aumento della vegetazione, che aumenta l’assorbimento di CO2.
Il permafrost artico contiene al suo interno il doppio del carbonio oggi presente in atmosfera e negli ultimi 50 anni la sua estensione si è già ridotta del 7%. Molti studi condotti di recente sostengono che limitare la temperatura globale a +1,5°C sull’epoca pre-industriale rallenterà questo fenomeno ma non riuscirà ad arrestarlo. Conoscere il bilancio emissivo netto reale, quindi, è fondamentale per stabilire se l’Artico è una “bomba climatica” che potrebbe esplodere anche nello scenario emissivo migliore. E comprendere quanti gas serra potrebbero effettivamente venir rilasciati, incidendo sull’ampiezza del nostro budget di carbonio per gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Lo studio, pubblicato di recente su Global Biogeochemical Cycles, conclude che il bilancio netto è positivo sia per il metano che per l’N2O. L’analisi è stata effettuata a partire da un database che raccoglie misurazioni sul campo tra il 2000 e il 2020. In questi 20 anni, il permafrost artico ha emesso in media ogni anno 12 milioni di tonnellate (Mt) di carbonio derivante da CO2, 38 Mt di carbonio derivante da metano e 0,67 Mt di azoto dal protossido di azoto. Sottraendo a questi valori gli assorbimenti e includendo anche i flussi laterali di gas serra (che dipendono da cambiamenti nella superficie degli ecosistemi e dagli scambi tra oceano e terra), il permafrost emerge come un emettitore netto. Il bilancio finale è di +144 Mt di carbonio e 3 Mt di azoto ogni anno.