Rinnovabili • Permafrost, entro il 2100 sconvolta la geografia delle terre artiche

Entro il 2100 le terre artiche saranno sconvolte dal disgelo del permafrost

Uno studio dell’università finlandese di Oulu punta i riflettori sull’impatto delle trasformazioni dei suoli periglaciali

Permafrost, entro il 2100 sconvolta la geografia delle terre artiche
Mattias Björkstedt from Pixabay

A rischio la biodiversità dell’area

(Rinnovabili.it) – Il disgelo del permafrost sconvolgerà la geografia delle regioni artiche. Entro la fine del secolo rischiano di scomparire tutte le tipiche morfologie del suolo tipiche dell’area artica. Lo rivela uno studio condotto da ricercatori dell’università di Oulu e pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Research Letters.

Le morfologie uniche in un’area di permafrost sono il risultato dell’accumulo di ghiaccio nel suolo per un periodo di migliaia di anni. Queste morfologie sono sensibili al riscaldamento globale, poiché il ghiaccio che contengono si trova vicino alla superficie del suolo. Man mano che l’area del disgelo estivo si espande, le morfologie collassano e lentamente svaniscono dal paesaggio. Spariranno così i ‘pingo’, dei tumuli di ghiaccio alti anche alcune decine di metri e ricoperti di terra, ma anche i cunei di ghiaccio poligonali, entrambi forme di suolo periglaciali.

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Con un impatto importante sull’ambiente circostante, ma anche sul clima. Lo scioglimento del ghiaccio contenuto in queste strutture del suolo, infatti, ha un effetto importante sui cicli dell’acqua e del carbonio all’interno degli ecosistemi artici. Le emissioni di gas serra rilasciate nell’atmosfera dal disgelo del permafrost accelereranno il riscaldamento globale in questo secolo. Difficile riuscire a quantificare esattamente questo impatto. Uno studio dell’università del Michigan pubblicato lo scorso giugno sosteneva, dati alla mano, che finora le emissioni legate al disgelo artico sono state sottovalutate ben del 14%.

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Una variabilità che rende complesso comprendere quali saranno esattamente i cambiamenti morfologici a livello locale. Le caratteristiche locali del suolo e della vegetazione determinano la presenza di morfologie tipiche e una specifica sensibilità climatica. Olli Karjalainen, primo autore dello studio, spiega che “gli ecosistemi reagiscono ai cambiamenti climatici in modi diversi. Ad esempio, uno spesso letto di torba può proteggere efficacemente il ghiaccio dal calore estivo e ritardare il processo di scongelamento. Tuttavia, il permafrost contenuto nelle collinette di palsa trovate nelle torbiere della Lapponia settentrionale, ad esempio, si è scoperto che si sta scongelando rapidamente “. Di certo, spiegano i ricercatori dell’università finlandese, la geodiversità ha un impatto sulla biodiversità: sparendo i suoli artici con il disgelo del permafrost ci sono ricadute anche sulle specie animali che vivono in questi habitat.