Uno studio apparso su Nature quantifica l’impatto del riscaldamento globale – al netto della variabilità sul breve periodo – sulle riserve idriche stoccate sotto forma nevosa che riforniscono i principali bacini idrografici dell’emisfero Nord. La soglia di non ritorno scatta quando la temperatura media invernale è più alta di -8°C
Lo studio condotto dai ricercatori del Dartmouth College
(Rinnovabili.it) – Il riscaldamento globale in alta quota rischia di innescare crisi dell’acqua nei bacini idrografici più popolosi al mondo. Sono molti i bacini ormai prossimi alla soglia di non ritorno: una volta che le temperature medie invernali superano i -8°C, la perdita di neve accelera anche con aumenti solo modesti della temperatura. Lo afferma uno studio del Dartmouth College pubblicato su Nature.
Uno studio che fa luce su un aspetto controverso: qual è l’effetto del cambiamento climatico sui manti nevosi, e quindi sulle riserve d’acqua che svolgono un ruolo cruciale per la sicurezza idrica di miliardi di persone? Le evidenze sono in parte contraddittorie, anche a fronte di un’elevata variabilità da anno ad anno. E manca ancora un consenso scientifico su questo punto.
Leggi anche C’è sempre meno neve in Italia: come cambiano le Alpi (e lo sci) con la crisi climatica
Il lavoro dei ricercatori statunitensi evidenzia con chiarezza che – al di là della variabilità nel breve periodo – il trend sul lungo termine indica una perdita di neve consistente e rapida in gran parte dell’emisfero settentrionale.
L’analisi dei dati condotta nello studio – relativi a 169 bacini idrografici tra il 1981 e il 2020 – rivela che i manti nevosi stagionali si sono ridotti in modo significativo negli ultimi 40 anni a causa dei cambiamenti climatici causati dall’uomo. Le riduzioni più marcate legate al riscaldamento globale arrivano anche a -10-20% ogni decennio e si verificano in particolare negli Stati Uniti sudoccidentali e nordorientali e nell’Europa centrale e orientale.
Leggi anche La durata del manto nevoso è crollata. Ce lo racconta il ginepro delle Alpi
“Entro la fine del 21° secolo, prevediamo che questi luoghi saranno quasi senza neve entro la fine di marzo. Siamo su quella strada e non siamo particolarmente adattati quando si tratta di scarsità d’acqua”, spiegano gli autori. La situazione non è omogenea. Per l’80% dei manti nevosi dell’emisfero Nord, quelli alle latitudini e ad altezze maggiori, la perdita di neve è stata minima. Ma per il restante 20% il calo è vistoso. Ed è proprio da queste ultime aree che dipendono la maggior parte delle riserve idriche usate oggi.