di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – La velocità con cui il ghiaccio sta scomparendo in tutto il Pianeta sta accelerando, tanto che tra il 1994 e il 2017 la Terra ha perso in totale 28mila miliardi di tonnellate di ghiaccio. E’ questo quello che emerge da una ricerca, pubblicata sulla rivista ‘The Cryosphere’ della European geosciences union, e condotta dall’università di Leeds, dall’università di Edimburgo e dall’university College di Londra, che hanno analizzato i dati satellitari degli ultimi 23 anni per valutare i cambiamenti relativi allo scioglimento dei ghiacci.
“Il tasso di perdita di ghiaccio dalla Terra è aumentato notevolmente negli ultimi tre decenni – afferma Thomas Slater, ricercatore al Centro di osservazione e modellazione polare di Leeds – da 0,9 negli anni ’90 a 1,3mila miliardi di tonnellate all’anno nel 2017. Lo scioglimento dei ghiacci in tutto il mondo contribuisce a innalzare il livello del mare, aumentando il rischio di inondazioni per le comunità costiere e per gli habitat naturali da cui dipende la fauna selvatica”.
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La squadra di ricercatori – finanziata dal Natural environment research council del Regno Unito – ha rilevato un aumento del 65% del tasso di perdita di ghiaccio, dovuto principalmente al forte aumento della riduzione delle calotte polari in Antartide e Groenlandia. Gli scienziati hanno esaminato le osservazioni satellitari per studiare il ghiaccio in via di esaurimento sulla Terra, considerando 215mila ghiacciai di montagna in tutto il Pianeta, le calotte polari in Groenlandia e in Antartide, le piattaforme di ghiaccio che galleggiano intorno all’Antartide e il ghiaccio marino alla deriva nell’Artico e nell’Oceano Meridionale.
“In ogni regione che abbiamo considerato si sono verificate perdite ingenti – osserva l’autore – ma Artico e Groenlandia hanno subito un’accelerazione più significativa, perdendo rispettivamente 7,6 e 6,5mila miliardi di tonnellate di ghiaccio. Le calotte glaciali stanno ora seguendo gli scenari di riscaldamento climatico peggiori stabiliti dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici” (l’Ipcc).
L’innalzamento del livello del mare su questa scala, rileva l’esperto, potrebbe provocare impatti molto gravi sulle comunità costiere di questo secolo. “Negli ultimi tre decenni c’è stato un enorme sforzo internazionale per capire cosa stia accadendo ai singoli componenti nel sistema di ghiaccio terrestre – fa presente Slater – il nostro lavoro rappresenta il primo tentativo di combinare questi sforzi per osservare il ghiaccio che si sta sciogliendo all’interno del Pianeta, i satelliti ci permettono infatti di monitorare regolarmente le regioni vaste e inospitali dove è possibile trovare del ghiaccio”.
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L’aumento della perdita dei ghiacci – scrivono i ricercatori – è stato innescato dal riscaldamento dell’atmosfera e degli oceani, che hanno visto aumentare le loro temperature rispettivamente di 0,26 gradi centigradi e di 0,12 gradi centigradi per decennio dal 1980.
“La maggior parte di tutta la perdita di ghiaccio è stata causata dallo scioglimento atmosferico, che ha contribuito per il 68% – riporta Isobel Lawrence, ricercatrice presso il Centro di osservazione e modellazione polare di Leeds e coautrice dell’articolo – mentre il 32% è dovuto allo scioglimento oceanico. La perdita di ghiaccio marino non contribuisce direttamente all’innalzamento del livello del mare, ma ha un’influenza indiretta, perché quando il ghiaccio marino si restringe, più energia solare viene assorbita dagli oceani e dall’atmosfera, aumentando il tasso di riscaldamento dell’Artico”.
“Oltre a contribuire all’innalzamento medio globale del livello dei mari – conclude Ine’s Otosaka, coautore insieme con Lawrence – i ghiacciai di montagna rappresentano anche una risorsa di acqua dolce per le comunità locali. Il ritiro dei ghiacciai in tutto il mondo è quindi di cruciale importanza su scala sia locale che globale”.